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Lavoratori in... pensione

In 10 anni è raddoppiato il numero dei lavoratori anziani che decidono di continuare a “faticare”

Gio 26 Apr 2012 | di Serena Marchionni | Londra

l numero degli inglesi attivo sul lavoro, dopo i 65 anni, è in continuo aumento. è l’Ufficio Nazionale Statistiche a rivelarlo e a sfatare quindi l’opinione comune che i sessantenni siano un peso per i giovani. Al contrario, tra gli ultra sessantenni,  molti sono impiegati in mansioni e carriere che i giovani rifiutano o non sono più disposti ad intraprendere. Queste statistiche sono state rese note dopo le polemiche suscitate dall’introduzione della cosiddetta “Granny Tax” (letteralmente la “tassa dei nonnetti”) nella manovra finanziaria. Si tratta di una tassa che andrà ad incidere sulle pensioni come contributo per i pensionati futuri. Questo perché, secondo i ministri inglesi, i pensionati di oggi hanno un potere d’acquisto maggiore dei ventenni che, data la crisi, non potranno mai aspirare ad avere pensioni così sostanziose.  Secondo uno studio fiscale al vaglio dei ministri inglesi, tra i pensionati attuali molti posseggono due auto, la casa di proprietà e spesso anche una seconda residenza in luoghi da sogno come la Toscana o Madeira, quindi le loro capacità economiche vanno molto al di là delle aspettative e dei salari dei giovani costretti ad arrabattarsi... D’altra parte gli stessi pensionati si lamentano che i giovani disoccupati aumentano anche perché gli stessi inglesi non vogliono più fare alcuni lavori che vengono svolti poi dagli immigrati. In  ogni caso, ora le stime dimostrano che gli idraulici non sono solo polacchi, ma anche inglesi, magari di 70 anni e ancora nel pieno delle loro capacità.

SI CONTINUA A LAVORARE...
L’Ufficio Nazionale Statistiche ha però rivelato che accanto a questi pensionati golden esiste una larga fetta di inglesi che decide autonomamente di continuare a lavorare dopo i 65 anni. Secondo le statistiche, negli ultimi 10 anni la forza lavoro in Gran Bretagna è mutata non solo per l’afflusso migratorio imponente, ma anche perché molti inglesi in età pensionabile si sono rimessi o sono rimasti al lavoro, ad esempio, dietro le casse dei supermercati. Infatti molti datori di lavoro preferiscono assumere pensionati che sono più affidabili e più scrupolosi. Molti di loro percepiscono pensioni minime e per questo devono continuare a guadagnare. Dal 2001 al 2011, secondo l’Ufficio Nazionale Statistiche, il numero degli inglesi in attività dopo i 65 anni è passato da 418,000 a 776,000. Non tutti però lavorano perché devono, ma perché si sentono bene e sono contenti di sentirsi attivi. Secondo le stime, il numero degli over 65 che lavora raddoppierà ancora nei prossimi cinque anni. L’istituzione della Granny Tax, che inciderà per circa 353 sterline annuali sulle pensioni potrebbe costringere molti a decidere di rimanere al lavoro per poter guadagnare. 

SI LAVORA MENO, MA NON SI è FELICI
Dalle stesse statistiche emerge anche un altro dato: gli inglesi ritengono sempre più difficile riuscire a conciliare la vita privata con il lavoro. A dirlo è il 48% degli inglesi che si ritiene insoddisfatto di come gestisce vita privata e lavoro e oltretutto dichiara di passare troppo tempo in ufficio. Questa insoddisfazione è in controtendenza con la diminuzione del numero medio di ore trascorse al lavoro che dalle 38 ore del 1992 ha raggiunto nel 2012 le 36,3 ore settimanali. Insomma, si lavora meno, ma non si è felici comunque.    


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