Sono madre di mia madre
Dal 2002 mia madre vive con me ed io per lei sono l’unico punto di riferimento
Lun 29 Apr 2013 | di Articolo ricevuto dalla nostra lettrice Maria Pia Vido | Io Giornalista
Sì, sono madre. Inaspettatamente, alla mia vetusta età, sono madre. Ma voglio spiegarmi bene.
Mio padre è morto tragicamente a 33 anni, lasciando due orfani e mia madre vedova di appena 30 anni. La mia infanzia non ricorda carezze, troppo occupata mia madre a lavorare per mantenerci e a piangere quel suo meraviglioso marito che non ha mai sostituito. Nonostante il lutto, la nostra vita ha trovato il modo di evolversi in qualche modo. Quando noi figli siamo usciti di casa, mia madre ha continuato la sua vita di lavoro, ricordi, attività in parrocchia, hobby di ricamo e maglia, impreziosita con molte amicizie. Una vita piena e integrata in un contesto sociale, ma sostanzialmente da donna sola, che l’ha fortificata e sicuramente indurita. Fino al 2002, quando a 86 anni due operazioni hanno convinto lei, molto dopo di me, a farle seguire comodamente la convalescenza a casa mia “per il tempo che mi riprendo - aveva precisato lei inizialmente -, poi torno a casa mia”. La convalescenza è stata lunga, ma mi ha dato modo di capire che, pur amata, io non conoscevo affatto mia madre. Lentamente, col riprendere delle sue forze, ha cominciato a stravolgere la mia vita, dove le sue erano la priorità assoluta per una forma di egoismo tipicamente senile. Tutto perdonato per la sua età che purtroppo le ha regalato un grosso problema: una sordità e una cecità di cui ancora oggi lei non sa darsi pace. Con il tempo si è acquetata. La sua mente oggi è tutta impegnata a seguire i suoi pannoloni e il letto che lei, tastandolo, controlla che sia fatto come lei vuole. Le piace la cioccolata di cui va ghiotta, che non deve mancare “perché mi fa bene” si giustifica, e i savoiardi, solo dolcetto che mangia. Da un po’ ha la badante, ma lei vuole solo da me mille piccole grandi cose, come il taglio delle unghie e dei capelli. Poi vuole che le parli: vuole sapere tutto della casa. Si stringe nella sua poltrona e mi fa sedere accanto e mi si stringe contro. Vuole i miei baci e io la riempio di baci, sulla sua testa candida, sulle sue mani magre con dita incredibilmente lunghe, sulle sue guance un po’ avvizzite, ma sempre belle. Poi, d’un tratto, mi stringe il braccio fortemente e mi dice: “adesso vai via, devi fare tante cose”. Io faccio il gesto di alzarmi e lei mi trattiene con un sorrisetto sornione e mi dice: “aspetta, ancora solo due minuti”. Le piace molto fare così. Adesso ha 97 anni, è sempre più tenera, è sempre più bambina, la mia bambina. L’altro giorno mi ha detto piagnucolando “mamma, non mi lasciare mai”. La mia mamma mi ha chiamata mamma. Adesso lei è figlia di sua figlia e io, a 72 anni, sono madre. Madre di mia madre.
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