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Caetano Veloso: La libertà è il nostro bene più preziosoUn nuovo disco e un tour italiano per uno dei più autorevoli cantautori brasilianiGio 27 Mar 2014 | di Federico Scoppio | Interviste Esclusive
E' il 1970, 44 anni fa, 43 anni prima di realizzare il suo ultimo disco, “Abraçaço”, il 49° in carriera. Caetano è in Italia perché Zeffirelli lo vorrebbe per il San Francesco di Fratello Sole, Sorella Luna. Una passeggiata per le strade di Roma, che molto gli ricorda Bahia, splendente e piena di storia, e un gendarme li ferma per un controllo di routine a Fontana di Trevi. Non ha documenti con sé, gli altri due neanche. Li hanno lasciati all'Hotel Excelsior. E chi ci crede: capelli lunghi, meticci, molto naïf, davvero alloggiano in uno dei più prestigiosi alberghi della capitale? Sì. Eppure finiscono, dritti dritti, in una cella, e l'incontro con Zeffirelli salta. «Senza aver fatto nulla di male e senza capire una parola», ricorda Veloso, un uomo che ha combattuto ogni convenzione. «Non ho mai smesso di contestare e raccontare le cose che non vanno». Un profilo d'autore così autentico, un timbro vocale che rimanda alle radici della cultura brasiliana, ma anche alla storia della musica contemporanea. Icona più splendente del Brasile, Caetano torna in Italia dopo 4 anni di assenza con il suo Abracaco tour. Il debutto è fissato per il 30 aprile a Torino, per poi fare tappa a Padova, Milano, Roma e Bari. Come si sente, Veloso, oggi a 72 anni? Se lo dice lei che è stato costretto a vivere in esilio forzato a causa della dittatura militare e culturale nel suo paese... Per esempio? Un elemento che la contraddistingue è il fatto di circondarsi sempre di giovani musicisti. Qualche nome? Quali insegnamenti ha passato a suo figlio? Molta polemica ha suscitato una sua canzone dell'ultimo disco, “A base de Guantánamo”… Un sogno?
IL RITORNO IN ITALIA Nato nello stato di Bahia, è uno dei più popolari compositori di canzoni brasiliane. Quinto di sette figli, ha iniziato la sua carriera con la bossa nova, per poi sperimentare nuovi stili, spostandosi verso l'attivismo politico che gli ha provocato la persecuzione da parte della dittatura militare. Finito in prigione per "attività anti-governative" nel 1968, si trasferisce a Londra. Negli anni Ottanta è divenuto popolare in Israele, Francia e in Africa. Nel 1990 ha ricevuto il Premio Tenco. Ha da poco pubblicato il suo 49° disco “Abraçaço”. Ad aprile torna in Italia per il tour. Il 7 maggio sarà all’Auditorium della Conciliazione di Roma. |
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