La signora del West
Infaticabile, energica e ironica, l’attrice Jane Seymour stupisce e conquista con talenti che vanno ben oltre la recitazione
Gio 03 Lug 2014 | di Alessandra De Tommasi | TV/Cinema
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Ciak, si gira: anche quando non è sul set Jane Seymour si comporta da regista. In qualità di manager di se stessa, non si lascia sfuggire niente, gestendo vita professionale e privata con grazia e senza agitazione alcuna: ha scoperto il segreto della felicità e al Festival della TV di Monte Carlo “La signora del West” ha voluto condividerlo…
Qual è il “fattore X” che le ha sempre permesso di continuare ad essere richiamata in un settore spietato come il mondo dello spettacolo?
«La mia etica del lavoro: mi assumono perché sanno che non mi risparmio mai e, dal momento che ho creato una linea di abbigliamento e gioielli, mi porto persino il guardaroba da casa e aiuto nella raccolta dei fondi necessari, in caso ci fosse bisogno di nuovi investimenti».
Com’è iniziata l’avventura nel mondo della moda?
«Avevo 13 anni, avevo bisogno delle punte da ballerina perché facevo danza classica, ma non avevo i soldi per comprarle. Così sono andata al mercato a vendere un tipo di reggiseno creato da me. Alla fine me l’ha chiesto anche una boutique».
Da chi ha ereditato questo talento?
«Da mamma: prima di essere rinchiusa in un campo di concentramento, durante la Seconda Guerra Mondiale, aveva ideato una linea di cosmetici, anche se mio padre non credeva affatto in questo genere di prodotti. È una donna straordinaria che ha cresciuto i figli in condizioni difficili».
Essere madre è davvero il mestiere più duro del mondo?
«Sai come si dice? “Figli piccoli, problemi piccoli. Figli grandi, problemi grandi”. I miei sono cresciuti, sono fiera di loro, ma vuol dire che da un lato annoio la gente con le foto dei nipoti e dall’altro ho tanto tempo da dedicare alle mie passioni, come la pittura. Dipingo su ogni genere di superficie, mi rilassa».
Anche oggi indossa la collana della sua linea Open Hearts: qual è il significato del doppio cuore intrecciato?
«Ancora una volta la mia musa ispiratrice è mamma: mi ripete che quando sopraggiungono i problemi devi crearti un piccolo guscio, vivere il presente e aprire il cuore. La determinazione e l’amore ci salvano sempre. Ma quando ha avuto un attacco di cuore avevo bisogno di portare sempre con me questa saggezza, allora ho disegnato questo ciondolo. Lo hanno visto a “Ballando con le stelle”, è piaciuto al tal punto da diventare un fenomeno. Da lì ho creato una fondazione che si occupa di molte cause benefiche come la cura per l’Alzheimer».
Come supera le difficoltà?
«Le vivo come opportunità e aiuto le persone a superarle come ho imparato a fare io, tengo discorsi, scrivo libri (sono a quota quattro finora). E non mi fermo mai: creo lampade, disegno oggetti di design, produco film in cui credo».
Quali sono i suoi obiettivi?
«Il cuore del ciondolo è anche un’onda e mi ricorda che quando si trovano al top, tutti si sentono vincenti, ma quando vanno giù spesso mollano e invece no, devi affrontare l’acqua senza rimpianti. Sai cosa resta di te quando muori? L’amore che hai condiviso e la differenza che hai fatto nel mondo: questa è la mia filosofia di vita».
Cosa le rimane oggi de “La signora del West”?
«Innanzitutto un’amicizia stupenda con Joe Lando (Sully - ndr): ci vediamo spesso, anche solo per bere un bicchiere di vino o a cena assieme ai nostri partner. Sua moglie è grande fan di Mike e Sully! Ho ancora nell’armadio i costumi di scena e spesso mi tornano utili ad Halloween. Quando li metto la gente mi dice che assomiglio proprio tanto alla protagonista di un vecchio telefilm! (Ride - ndr)».
Perché ha accettato il ruolo?
«Avrei dovuto scegliere tra quello e una commedia. Il canale pensava che “La signora del West” non sarebbe mai stato scelto come progetto: era un western e per di più medico. Non solo: riproponeva valori familiari ed aveva una donna come protagonista. Insomma l’opposto di quello che andava in onda all’epoca, talmente assurdo che mi ci sono fiondata. E avevo ragione: la tv è tornata ad essere il polo d’aggregazione domestico e ha dato il via ad una serie di telefilm come “Settimo cielo”».
Lo show business ha pochi ruoli interessanti per donne mature…
«A parte il sogno impossibile di recitare in “Via col vento”, ho fatto di tutto, dalla coreografa all’attrice, con i ruoli più diversi, dalla fantascienza - come nel caso di “Galactica” – alla commedia. E vi assicuro che fare la panterona in “2 single a nozze” è stato un vero spasso!».
Non ha paura di invecchiare?
«Assolutamente no e non ho intenzione di immobilizzarmi la faccia con la chirurgia. Va di moda, lo so, ma non vuol dire essere più belli, ma diventare diversi. Se la gente vi ricorre per sentirsi bene allora ci sto, ma io non voglio diventare una maschera, ho bisogno di mostrare le mie emozioni. Mia mamma ha 93 anni ed è ancora stupenda, perché è invecchiata con grazia».
Qual è il suo segreto?
«Lei cucina di continuo e per tutti, coltiva un giardino in modo biologico e ama riempire la casa di gente. E io faccio lo stesso per i miei figli: voglio che diventino persone buone e oneste, ma non li vizio… anzi li tengo lontani da Hollywood!».
Splendida sessantenne
Il suo nome d’arte è un omaggio alla terza moglie di Enrico VIII, ma per l’anagrafe è Joyce Penelope Wilhelmina Frankenberg, nata il 15 febbraio 1951 ad Hayes, vicino Londra. Il padre, ostetrico, è figlio di immigrati ebrei dalla Polonia e la madre, infermiera, ha origini olandesi. Ha quattro figli e altrettanti matrimoni alle spalle. Ufficiale dell’Ordine dell’Impero Britannico dal 1999, vanta una stella sulla Walk of Fame. Ha affiancato Roger Moore come Bond Girl nell’ottava pellicola della saga “Agente 007 – Vivi e lascia morire”, con colonna sonora firmata da Paul McCartney. Il ruolo iconico resta quello della dottoressa Michaela Quinn nella serie tv “La signora del west”, ma l’Emmy Award l’ha vinto per il film tv “Ricordi di guerra”. La longeva e variegata carriera comprende commedie come “2 single a nozze” e serie tv come “Smallville”, ma anche un reality come “Ballando con le stelle”.
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