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Gabriel ci ha rimesso in paceIl bimbo che rifiutavamo ci stava facendo un dono grande: ci ha aiutato a capire che dovevamo mettere ordine nella nostra vitaMar 22 Lug 2014 | di a cura di Patrizia Lupo | Bambini
Da quando erano nati i nostri bambini la nostra vita di coppia si era rivoluzionata. Io 30 anni, mio marito 34, eravamo andati ad abitare in un monolocale freddo e poco illuminato, soprattutto di inverno: una scelta forzata da quanto le nostre tasche potevano permettersi, ma non ci stavamo bene. Dopo la nascita del primo figlio avevo dovuto smettere di lavorare e ormai erano passati quattro anni. Ogni giorno la stessa trama: mio marito che usciva presto e rientrava tardi la sera, stanco e sempre più nervoso, senza tempo e spazio per stare con me. Io da sola a casa divisa tra le faccende domestiche e i miei due bambini, Daniel di 3 anni e mezzo, vivace e con un carattere deciso, che scorrazzava incurante dei miei continui richiami. Il più piccolo di 20 mesi che lo seguiva costantemente. Più il tempo passava più mi rendevo conto che non riuscivo a contenerli, che si erano impossessati di me e della casa. Anche guardare la televisione diventava un’impresa. Inoltre, avevamo un debito da pagare e nessuno ci poteva aiutare. Quando mi sono accorta di aspettare il terzo figlio è stato un colpo. Mio marito disse poche parole: «Sai cosa devi fare». Io non me l’aspettavo e reagii con forza, perché non volevo abortire. Iniziammo a litigare in modo forte. Decisi di prendere i bambini e di andarmene a casa da una mia amica. A lei avevo detto tutto e condivideva la mia scelta di tenere il bambino. Mai eravamo stati così divisi. La mia amica intanto cercava di fare quanto poteva per farci superare questa crisi e ci procurò un appuntamento con il Segretariato Sociale per la Vita, un’associazione che si occupa di aiuto alla maternità e paternità difficile. Con mio marito ci incontrammo lì dopo giorni che non ci vedevamo. Fu importante fermarci a riflettere con qualcuno che si sforzava di aiutarci a fare chiarezza tra noi e a comprendere le esigenze dell’uno e dell’altra. Mio marito parlava, parlava tanto, veniva fuori tutta la sua stanchezza e anche il suo desiderio di una vita più regolare e serena. Capivamo un po’ alla volta che qualcosa andava cambiato e che quel bambino già ci stava facendo un dono grande: ritrovarci come famiglia e mettere un po’ di ordine nella nostra vita. Il Segretariato ci offrì anche degli aiuti materiali: il Progetto Gemma, cioè un sostegno economico mensile, che ci avrebbe permesso per un anno e mezzo di affrontare le spese per il figlio in arrivo ed altri aiuti come generi di necessità per i bambini ed altro ancora. Soprattutto, però, ci hanno dato la loro vicinanza in quel nuovo percorso che come famiglia avevamo deciso di intraprendere insieme. Quando siamo andati via dal centro era ormai sera. Tornavamo a casa un po’ più cresciuti, proprio come avviene dopo aver superato una grande tempesta. Da allora sono cambiate molte cose, è iniziata una pagina nuova nella storia della nostra famiglia. L’arrivo di Gabriel ha saputo darci quella stabilità e maturità di cui avevamo bisogno per continuare uniti la nostra vita.
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