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20 anni di bidone dell’acquaI furbetti del rubinetto hanno aumentato le tariffe anche del 500%. Ma peggiorano sia la depurazione che la dispersione nelle retiMar 22 Lug 2014 | di Francesco Buda | Acqua
Come stanno gli acquedotti in Italia? Peggio di prima: è aumentata la dispersione nelle reti colabrodo e la depurazione è peggiorata in molte regioni. Se ne accorgono quegli italiani costretti a farsi la doccia in estate con il contagocce o quando vanno in spiaggia e trovano un mare poco invitante. A certificare la scandalosa situazione arrivano i nuovi dati ufficiali. L'Istituto nazionale di statistica ha appena divulgato i risultati del Censimento delle acque per uso civile, la più aggiornata ricerca che fa il quadro della situazione (dati relativi al 2012). Seppur con alcune pallide note di miglioramento, lo scenario che emerge è triste: rispetto alla precedente analisi, su dati del 2008, sono più i passi indietro che quelli in avanti. Dovrebbero essere migliorate parecchie cose, specialmente grazie alle improprie privatizzazioni con cui i servizi idrici di interi pezzi del Paese sono stati messi sotto il controllo di soggetti privati, talora stranieri (come Acea nelle province di Roma e Frosinone, o Acqualatina nell'Agro pontino). Hanno cambiato le regole, sono passati vari governi di vari colori, ma il pasticcio non cambia. A parte le tariffe, aumentate a tappeto, con rincari anche oltre il 100% ad esempio a Massa Carrara, del 300%, come a Latina o del 500% nell'Alto Calore, in Campania. Oltre alla “cresta” sul presunto servizio definita come remunerazione del capitale investito, riconosciuta illegittima dalla Corte Costituzionale e poi abrogata dal voto referendario del giugno 2011. Come illegittima è stata riconosciuta quella sorta di tangente sulla depurazione non fornita: per legge, ci hanno costretto a pagare fogne e depuratori anche se non c'erano o non funzionavano, con la promessa e con la scusa che poi avrebbero provveduto. Un raggiro di Stato applicato lungamente, poi bocciato anch'esso dai giudici costituzionali nell'ottobre 2008. Mediamente questa quota pesa il 30% in bolletta. Un bel malloppo. Lo hanno usato per fare gli interventi? Vediamo i dati.
DEPURAZIONE FANTASMA ALTRO CHE PRIVATIZZAZIONI! STESSA CASTA, SOLITI BIDONI
Illegalità a mare Più del 22% dei 14.504 illeciti accertati ai danni del patrimonio costiero e marino l'anno scorso riguarda lo scarico abusivo, la cattiva depurazione e gli sversamenti di idrocarburi, per un totale di 3.264 infrazioni con 4.075 persone denunciate e 1.445 sequestri effettuati dalle forze dell'ordine. Lo rileva il dossier di Legambiente “Mare Monstrum 2014”. Il maggior numero di sequestri e persone denunciate riguarda proprio depuratori e scarichi fognari illegali. “L'aumento di illeciti più significativo – sottolinea il Rapporto – si è registrato nella depurazione con un'impennata del 26%” rispetto all'anno precedente.
A marzo scorso l'Unione Europea ha aperto la terza procedura di infrazione contro l'Italia per il mancato rispetto della direttiva 271 del 1991 sul trattamento delle acque reflue urbane. La cosa riguarda diversi agglomerati urbani, cominciando dalla Capitale d'Italia, e poi città come Firenze, Napoli, Bari, Pisa. “L'Italia è venuta meno agli obblighi ad essa incombenti in 55 aree sensibili. Ciò costituisce una violazione sistematica delle disposizioni della direttiva”, scrive l'UE mettendo in mora il nostro Paese, sottolineando che “la situazione descritta rappresenta una situazione estremamente preoccupante di non conformità generalizzata e persistente di molti agglomerati italiani”. Il 10 aprile è stata emanata la conseguente sentenza dalla Corte di Giustizia europea. A parte i danni ambientali e alla salute pubblica, tutto ciò potrà tradursi in multe per ogni giorno di ritardo nel metterci in regola e nel blocco dei fondi europei per finanziare gli interventi. In sostanza, l'UE ci mette pure i soldi, ma se li riprende se non vengono concretamente investiti nel settore fogne e depurazione.
Acqua minerale, un tesoro regalato ai privati Quanto pagate per un litro di acqua minerale? In media circa 26 centesimi, secondo le stime di Legambiente ed Altraeconomia. Quanto lo pagano, sempre mediamente, gli imbottigliatori? Un millesimo di euro, cioè 1,1 centesimi al litro.
Un business floridissimo, 2,3 miliardi di euro in un anno. I dati disponibili più recenti parlano di 12,4 miliardi di litri imbottigliati in un anno, da 156 società con 296 marchi. Del resto siamo il Paese più assetato di minerale in Europa, con consumi medio di 192 litri per abitante nel 2012 (nel 1980 erano 47). Tutto a favore di ditte private grazie ad una risorsa che appartiene al Demanio, cioè ai cittadini di oggi e di domani. Ma vanno meno delle briciole alle istituzioni, quindi ai cittadini stessi. Sono infatti irrisori i canoni di concessione che le Regioni, competenti sulla materia, chiedono alle aziende che prelevano ed imbottigliano le acque. Una lobby molto capace e potente. Basti pensare a tutta la pubblicità che fanno in tv e sugli altri media, che significa grosse somme per le sempre più malandate società editoriali. Fareste mai un'inchiesta su chi finanzia il vostro giornale o programma? Nel novembre 2006 la Conferenza Stato – Regioni aveva provato a rendere il settore meno sbilanciato verso i mercanti d'acqua. Questo importante organismo di coordinamento istituzionale previsto dalla Costituzione, aveva previsto criteri omogenei per l'intero Paese. Nella confusione e nel particolarismo territoriale da sempre politicanti, signorotti e lobbies fanno i propri comodi. La Conferenza aveva fornito linee guida per tutte le Regioni, proponendo canoni proporzionati alla superficie data in concessione e alle quantità di acqua presa. In cifre, una piccolissima compartecipazione al mega-affare: almeno 30 euro per ettaro l'anno e da uno a due euro e mezzo per ogni metro cubo imbottigliato (mille litri...). Niente da fare. La situazione feudale è rimasta pressoché invariata. Solo Lazio e Sicilia hanno introdotto un obolo commisurato ad ettari e quantità di acqua prelevata, ma alla fine dei conti si tratta comunque di spiccioli: non oltre 2 euro per mille litri e tra i 60 e i 130 euro per ettaro. Intanto, ci continuano a dire che mancano i soldi per depuratori, acquedotti ed altri servizi. Basterebbe veramente poco per incassare qualche milione. Considerando gli attuali quantitativi di acque imbottigliate, ecco quanto entrerebbe in un solo anno nelle casse regionali se, come propone Legambiente, si chiedessero agli imbottigliatori almeno 20 euro per ogni metro cubo d’acqua: oltre 4,8 milioni in Sardegna al posto degli attuali zero euro (come Puglia, Emilia R., Umbria e Bolzano) nonostante ben 10 stabilimenti di imbottigliamento e 18 etichette; in Piemonte (13 stabilimenti) quasi 40 milioni in un anno, anziché accontentarsi di 2 milioni e 397mila euro. Nel Lazio, con 9 stabilimenti, gli incassi sarebbero oltre 3,8 milioni anziché 419mila euro. Complessivamente, l'incasso totale stimato per le Regioni sarebbe di 259 milioni di euro l'anno. Questa semplice proposta è stata avanzata pubblicamente. Governo e Regioni tacciono. |
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