Mamma, sono adolescente!
Improvvisamente i nostri figli cambiano voce, ascoltano musica ribelle e hanno come punto di riferimento solo gli amici
Gio 04 Feb 2016 | di Lucrezia L. | Genitori&Figli
Pronte? Sto per piangermi addosso. Lo farò per lo spazio di questa rubrica e poi basta. Lo so, lo so, non c’è bisogno di ripetermelo: prima o poi doveva accadere. Il tempo passa e i figli diventano adolescenti. Non mi è chiaro quando è iniziata la transizione, però. è stato graduale e non me ne sono accorta o è successo all’improvviso ieri mattina? E dico ieri mattina non come modo di dire, parlo del momento in cui, tentando di ammansire il mio rampollo maggiore, tra il serio il faceto, gli ho fatto notare che la sua nuova musica ribelle e insofferente era insopportabile e lui mi ha risposto serafico: “Mamma, sono un adolescente ora: ho diritti di fare così fino ai vent’anni”. Beh, devo dire che ho molto apprezzato la sua lucidità e il fatto che mi abbia dato un termine temporale. Le mamme sono geneticamente predisposte a sopportare tutto, ma il fatto di avere un orizzonte temporale mi è suonato davvero consolante.
Però no, dai, non è credibile che il passaggio sia avvenuto ieri mattina. Per gli anglosassoni è tutto più facile: quando il numero ordinale che indica l’età include il suffisso “teen” è fatta, sei adolescente, quando il suffisso cade, si torna alla normalità. Thirteen, tredici, adolescente, nineteen, diciannove, ancora adolescente, twenty è il traguardo della salvezza. E probabilmente non è un caso che coincida con la scadenza indicata dal mio erudito leoncino. Il che mi fa dubitare dell’attendibilità della sua previsione. Tanto più che lui tecnicamente non è ancora teen.
Ma noi non siamo anglosassoni, ci sono altri segnali che dobbiamo decifrare. Nei maschi almeno, come fosse un’indicatore a led, si accende l’ombra dei baffetti, la voce squillante cui eravamo abituati si scurisce, come se provenisse da più in basso, entra in quel tunnel fonico in cui non è ancora una voce da uomo, è un suono gutturale e cacofonico. Poi ti chiedi come mai gli adolescenti soffrano e si sentano incompresi. Come si fa ad essere presi sul serio quando si parla con una voce così?
Ma gli indicatori che contano sono altri. Sono i mutamenti del comportamento, del carattere, che ci colgono di sorpresa, da sempre avvisate della temporaneità del nostro eden mammesco fatto di coccole e abbracci, eppure da sempre impreparate al momento in cui gli abbracci finiscono. I figli adolescenti ci tengono a mantenere le distanze e in fondo è naturale, perché cos’altro è crescere se non staccarsi dal nido, volare per conto proprio? In qualità di esponenti del regno animale dobbiamo anzi ringraziare che che non avvenga in fretta come per il resto delle specie che popolano questo pianeta. Mamma rondine imbocca i figli per un tempo brevissimo, li avvia al volo e poi tanti saluti. Dopo un mesetto o due di premure anche i gattini devono vedersela per conto loro. Noi abbiamo anni a disposizione. Forse è proprio per questo che restiamo tanto sorprese: ci avevamo fatto la bocca a quella tenerezza, forse perduta per sempre.
Ora arriva il momento dei drammi esistenziali, che poi spesso tanto drammatici non sono, ma per loro sono tremendi. E lo diventano anche per noi mamme, perché non possiamo partecipare, siamo per la prima volta davvero escluse dai loro piccoli grandi problemi. Da buongiorno mammina a già è un miracolo che riconosca la tua esistenza. E poi c’è il rapporto con gli amici che cresce a dismisura. Gli adolescenti sono affamati, disperatamente affamati di approvazione sociale. Da bambini, certo, amano la compagnia e gli amichetti dei giochi possono diventare affetti veri, sinceri. Ma non creano mai un rapporto che viene prima di quello che si ha con i genitori. Da adolescenti sono l’unico rapporto che conta, quello cui ci si affida, la cabina di regia per gestire tutti gli altri. Incluso il rapporto con i genitori. Come suona fredda questa definizione. Ok, pianto finito.
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