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Italiano bello e impossibileModa, arte, cultura e cucina portano la lingua di Dante al terzo posto tra le più studiate al mondo, ma quanti sacrificiGio 25 Feb 2016 | di Barbara Savodini | Attualità
E' difficile da imparare, ha una quantità inesauribile di eccezioni e viene parlata in pochissimi paesi, eppure la lingua italiana è anche una delle più studiate al mondo, parola della Farnesina. Secondo uno studio condotto ogni anno dal Ministero degli Affari Esteri negli ambienti universitari, l’idioma del Bel Paese è infatti il terzo, a pari merito con il francese, per numero di studenti in tutto il pianeta (al primo e secondo posto, non è una sorpresa, ci sono inglese e spagnolo). Ad avallare numeri oltremodo singolari è stata successivamente Babel, la celeberrima app per lo studio delle lingue tramite smartphone, tablet e pc, che per mezzo di una ricerca specifica ha individuato anche le nazionalità di questi bizzarri studenti, desiderosi di apprendere una lingua parlata praticamente solo nella nostra nazione. In cima alla lista, a pari merito, ci sono gli inglesi del Regno Unito e i francesi, subito seguiti da parlanti tedeschi originari sia della Germania che dell’Austria. Una vera e propria moda esplosa di recente quella di studiare l’idioma dello Stivale, se si pensa che, appena un paio d’anni fa, l’italiano era ben tre posizioni più in basso nella stessa classifica. Dati e numeri, insomma, non possono che inorgoglirci, ma quali sono le effettive motivazioni di questo inaspettato e straordinario trend? Imparare l’italiano vuol dire fare il pieno di cultura Italians do it better Quando l’unica difficoltà non sono doppie e accenti E così via per una lista infinita di quesiti che per molti restano insoluti, con il risultato che, ad avere una perfetta padronanza dell’italiano, sono quasi esclusivamente i madrelingua, ma anche in questo caso orrori e strafalcioni dilagano da nord a sud dello Stivale.
Vince l'amore
Gli errori più comuni • Nomi con identità sessuale disturbata: “la problema” al posto de il problema (difficoltà a percepire come maschili i sostantivi che terminano in a)
Pizza
È impossibile dare conto di tutte la parole della nostra lingua entrate nell'uso comune di tanti altri popoli, tali e quali o riadattate. Non è solo la quantità, ma anche la vastità umana e culturale abbracciata a colpire: oltre alla cucina (pizza, cappuccino, spaghetti, mortadella, vino... l'elenco è lunghissimo), questo "export" riguarda soprattutto le belle arti e la musica (fuga, adagio, piano, forte, allegro, andante, i nomi di vari strumenti e moltissimi altri termini). Si può dire che l’italiano faccia tutt’uno con la diffusione della musica occidentale, afferma il linguista prof Luca Serianni. E gli fa eco un altro luminare del settore, Michele Cortellazzo: «Gran parte della terminologia musicale internazionale è a base italiana, già dal Cinquecento». Specialmente nella musica classica, operistica e nella lirica - in cui il nostro Paese vanta maestri assoluti sempre attuali e studiatissimi ovunque -, gli stranieri si appassionano all'italiano e non è raro trovare cinesi, giapponesi e artisti di altri Paesi asiatici, russi, lettoni, americani, indiani o israeliani che parlano bene la lingua di Dante, usata da Verdi, Bellini, Puccini, Rossini. In àmbito religioso, se la nostra lingua fino a pochi anni fa affiorava all'estero solo nella liturgia e nei nomi degli abiti e delle attività dei preti (ad es. sottana, mozzetta, conclave, papabile), come non notare che i religiosi impegnati nella Santa Sede, spesso stranieri, studiano l'italiano? Eclatatante, poi, è il fatto che da un po' di anni due Papi stranieri, Benedetto XVI e Francesco, l'hanno eletta a primo idioma quando parlano con i fedeli dal loro balconcino di piazza San Pietro. E non solo. Tra le espressioni italiane più diffuse all’estero compaiono anche saluti (“buongiorno” e soprattutto “ciao”, tra le più usate al mondo) ed esclamazioni come “bravo!” e “mamma mia!”. Possiamo ben dire, insomma, che anche senza studiarlo, moltissimi "parlano" l'italiano in giro per il mondo.
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