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Michael Keaton: Alla ricerca della veritàMichael Keaton con “Il caso Spotlight” accende i riflettori su uno degli scandali americani più sconvolgenti degli ultimi anni. E si racconta con garbo ed eleganza…Gio 25 Feb 2016 | di Alessandra De Tommasi | Interviste Esclusive
Hollywood non è stata conquistata dai supereroi. Non del tutto, almeno. Esistono ancora angolini creativi, dove raccontare grandi storie con interpreti di spessore, e Michael Keaton lo sta dimostrando. Dopo aver affascinato pubblico e critica alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, è tornato in Italia per parlare ancora de “Il caso Spotlight”, stavolta con un compagno d’eccezione, il giornalista Walter Robinson, a cui presta il volto nel film e con il quale ha realizzato assieme ai colleghi del Boston Globe il libro “Tradimento” (Piemme editore). La sua ultima trasformazione su grande schermo, infatti, riguarda (e non è la prima volta) un reporter che non si ferma davanti a nulla pur di portare a galla la verità, soprattutto quando è scomoda. Tratto da una storia vera, racconta lo scandalo che ha investito la chiesa di Boston a causa di molestie subite da minori. Un tema scottante, insomma, e tristemente attuale che l’attore affronta con il garbo che lo contraddistingue. Un tempo si sarebbe detto che Keaton è della “vecchia scuola”, di un’altra epoca, quella in cui gli attori si sentivano a servizio di una storia e non sgomitavano solo per conquistare lo status di celebrità. La stampa e le star non sempre vanno a braccetto, come ha vissuto invece lei la possibilità di interpretare un giornalista? C’è qualche altro caso d’attualità che negli ultimi anni l’ha conquistata? Avere accanto il vero reporter della storia l’ha aiutata? Insomma l’ha intervistato… Avrebbe fatto il giornalista? Anche qui stiamo vivendo qualcosa di simile… a lei è capitato di parlare con vittime di abusi? Dopo una storia del genere ha messo in discussione la sua fede, se è credente? Gli attori che responsabilità sociali hanno? È un’accusa? Cosa ne pensa di Papa Francesco? Come si pone nei confronti delle critiche o dei complimenti? Qual è il senso del suo lavoro, quindi?
Figlio di una casalinga Michael Keaton è il nome d’arte di Michael John Douglas, classe ’51, pilastro di Hollywood. Figlio di un ingegnere e una casalinga di origini irlandesi, ha abbandonato il college per il teatro, per debuttare al cinema con “Night Shift – Turno di notte” di Ron Howard. Il successo arriva anni dopo con “Beetlejuice – Spiritello porcello” di Tim Burton, continuando con “Batman” e con il sequel “Batman – Il ritorno”. Nel 2015 vince il Golden Globe e si aggiudica una nomination all’Oscar per “Birdman”. Ha alternato blockbuster a film indipendenti, ruoli drammatici e commedie leggere. Camaleontico e talentuoso, ha collezionato molti lavori come doppiatore di cartoon, da “Cars” a “Toy Story 3” fino ai “Minions”. A metà febbraio è tornato nelle sale italiane con “Il caso Spotlight”, presentato alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. |
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