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Stiliste, pilote e... l'ultimo viaggioUn aprile povero che si tinge di rosaGio 24 Mar 2016 | di Boris Sollazzo | TV/Cinema
È un aprile apparentemente povero. Titoli fortissimi non ce ne sono. E allora ti godi quei film speciali che hanno appassionato i festival. Da Le Giornate degli Autori a Venezia al Torino Film Festival. Scoprendo un nuovo cinema di genere che esplode in Italia, così come la forza delle donne. Eh sì, perché da Elena Anaya a Matilda De Angelis, passando per Kate Winslet, questo mese è tinto di rosa. Un rosa acceso, vivace, spiazzante.
La memoria dell'acqua
Non c'è tragedia più grande e ingiusta di sopravvivere a un figlio. Di correre incontro a un destino infame prima e di doverlo sopportare poi. Un tabù, questo, che nel cinema moderno è emerso con dolce violenza, dopo che per anni pochissimi lo avevano trattato, forse per pudore o forse per paura. Matias Bize, con sensibilità acuta, lo fa. Racconta di come un piccolo cucciolo di 4 anni possa andarsene via, di come un lusso innocente dentro a un giardino possa divenire una trappola. Di come l'angoscia quotidiana della colpa che non si ha, ma che ci si assegna, possa distruggere anche gli amori più grandi. E di come l'uomo, come l'acqua, ha sempre ricordo dei corpi che incontra. “La memoria dell'acqua”, anche grazie alla bravura di Benjamin Vicuňa, marito ostinato (e attore che ha davvero vissuto questo dramma, ma al suo cineasta lo ha detto solo alla fine delle riprese), e alla maschera tragica e bellissima di Elena Anaya, madre inconsolabile, è un viaggio nell'impensabile. è una rincorsa all'irrecuperabile. Struggente, straziante, insopportabilmente vero.
The idol
Hany Abu-Assad è il regista che stupì tutti, anni fa, con “Paradise Now”, un modo nuovo di raccontare la vicenda palestinese, attraverso due giovani kamikaze. Lì, il cineasta, sapeva, anche con molta spregiudicatezza, percorrere un sentiero impervio, ambiguo, fatto di abilità, furbizia e talento.
Rimangono, di quell'opera, la riflessione sui carnefici (l'invasore, ma anche i capi che ti mandano alla morte ma non sono disposti ad affrontarla) e il testamento video dei futuri martiri. Poi arrivò Omar: vinse a Cannes un premio, ma come dice il regista, lui gioì più per il trionfo del protagonista di “The Idol”, che è un cantante che partecipa a un talent e che deve vincere, per sé e per un paese intero. I chiaroscuri di Abu-Assad, qui diventano luci un po' pacchiane e (pen)ombre forse troppo stereotipate. La storia è vera, ma al cinema è meno potente, senti il sapore di un “The millionaire” sfigato. Ma il viaggio Gaza-Cairo, le difficoltà di un ragazzino palestinese anche solo per inseguire materialmente un sogno, quello sì, vale il prezzo del biglietto.
The dressmaker
Kate Winslet, al suo meglio. Ora, intanto bisognerebbe studiare il miracolo che consente a quest'attrice appassionata e bravissima di non invecchiare. Anzi, di diventare più seducente e con uno spettro interpretativo sempre più vario. Di non trincerarsi dietro un'etichetta, ma di continuare a stupire, scegliendo personaggi particolarissimi. Come quello di Tilly, ex bambina indifesa e diversa, perché sensibile e creativa, in un paese di zotici. Ha dentro un segreto terribile, che non rappresenta la verità. Ma lei non lo sa. Ecco perché è scappata, è diventata la pupilla di Balenciaga, e da grande stilista torna nel buco in cui è nata. Da qui nasce una commedia, un melodramma, una storia d'amore, un film a tratti demenziale, un thriller esistenziale. Tutto insieme, tutto contemporaneamente. Con la Winslet come mattatrice, una serie di comprimari azzeccati a farle da cornice e una regia vivacissima e sghemba come quella di Jocelyn Moorhouse, tornata al grande schermo dopo 25 anni dopo il cult “Istantanee”. Tilly la amerete senza riserve: lei è una cowgirl che al posto della pistola ha una macchina da cucire e che si muove in un mondo eccessivo, persino naif. Ma irresistibile. Come il suo finale, folle.
La foresta dei sogni
Un'altra opera sulla morte. Ma tanto “La memoria dell'acqua” cerca e trova una cifra stilistica e contenutistica preziosa e difficile, quanto questo “La foresta dei sogni”, pur con a disposizione grandi attori e una storia importante, fallisce. Eppure quella foresta "dei suicidi" esiste, quel viaggio verso e intorno alla morte, che vuole essere raccontato attraverso Matthew McConaughey, è suggestivo e importante. Lui che vuole la morte e che incontra Ken Watanabe. La vorrebbe anche quest'ultimo, ma alla fine, forse si aggrappano alle rispettive fragilità. Dovrebbe essere una favola dura, è invece un racconto prima retorico e infine grottesco, fatto di un'estetica zuccherosa quasi quanto le scene cruciali. E quello che stupisce è che la regia è di quel genio di Gus Van Sant, che lutto e sofferenza in “Restless” - non uno dei suoi capolavori, ma film interessante e coinvolgente - aveva dimostrato di conoscerli e saperli narrare. Ancora di recente, almeno. Qui siamo di fronte a quella che sembra solo una parodia. Senza risate, però, perché il tema ti schiaccia comunque. Che spreco.
Veloce come il vento
Evviva. Dopo “Suburra”, dopo “Lo chiamavano Jeeg Robot”, il cinema di genere italiano sta tornando: gangster movie, film di supereroi e ora un grande lungometraggio sulle corse in auto. Per anni ci hanno detto che no, noi italiani non siamo capaci. Che no, noi non possiamo, non abbiamo i mezzi produttivi adatti. E che no, dove lo troviamo noi un attore con il carisma adatto a girare un “Rush” all'amatriciana. Al massimo possiamo fare un “Maggiolino tutto matto” alla gricia. E invece no: Matteo Rovere ha l'ambizione, l'immaginario e il talento per farlo, Procacci l'incoscienza per produrlo, Stefano Accorsi la libertà mentale e la voglia di trasformarsi per interpretarlo. E se poi trovi un'esordiente come Matilda De Angelis a far da protagonista e sorprenderti, è fatta. In due parole, una figata. In cui scopri che la vittoria più difficile non è un sorpasso o una frenata oltre il limite, ma essere una famiglia.
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I magnifici 7 (in sala)
Veloce come il vento: un film sulle corse in macchina. Italiano. Quasi come un porno girato da uno vergine. Eppure Rovere dimostra che si può fare e pure bene. E Stefano Accorsi, invecchiando, diventa più bravo.
The Dressmaker: dovete vedere questo film perché Kate Winslet è bella da impazzire, fa vestiti clamorosi, è un’interprete pazzesca, mattatrice di un film che tiene in sé almeno sei generi. Irresistibile e geniale.
Hitchcock/Truffaut: Tutti gli appassionati di cinema hanno letto il libro intervista di Francois ad Alfred. Qui scopriamo grandi cineasti che ci raccontano come li abbia influenzati quel pezzo di storia e cultura.
La memoria dell’acqua: la tragedia più ingiusta, un amore che forse è più forte di qualsiasi dolore. Le corde del dramma toccate con sensibilità, un attore che mette dentro il film la sua storia. Prendete i fazzoletti.
Amleto: il 19 e il 20 aprile potrete vedere uno degli spettacoli più emozionanti degli ultimi anni, l’Amleto. Interpretato, vissuto, indossato da quel fenomeno di Benedict Cumberbatch. Da levare il fiato.
The Idol: il regista di Paradise Now, film caso sui kamikaze palestinesi, dopo Omar torna con The Idol. Un The Millionaire tra Gaza e Il Cairo, furbissimo e coinvolgente. E alla fine basta questo, anche se è pochino
La foresta dei sogni: la morte, una foresta incantata, Gus Van Sant, Matthew McConaughey, Ken Watanabe. Sì poteva sbagliare un film con queste premesse? Sì, purtroppo. Ne esce fuori un disastro
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I fantastici 4 (in dvd)
Il viaggio di Arlo: Arlo e Spot, la preistoria, un film istruttivo e divertente. La Disney è (romanzi di) formazione e intrattenimento, è cinema per bambini e per adulti sempre curiosi. Da godersi in famiglia.
The visit: è tornato, alla grande, M. Night Shyamalan, con un’opera che torna ai suoi esordi, con freschezza e suspense, con un pizzico di ironia dark e matura. Non guarderete più i vostri nonni allo stesso modo.
Divergent e Insurgent: il cofanetto della saga che perfettamente si inserisce tra Hunger Games e Maze Runner. Un futuro distopico, il genoma come dittatura e gabbia. E attori di livello. Se vi piace il genere…
Star Wars - Il risveglio della forza: l’uscita in sala del settimo capitolo della saga delle saghe è stato un evento. Lo è, ovviamente, anche quella del dvd. Sperando che nessuno vi abbia spoilerato su Han Solo…
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