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Estate calda al cinema

Pochi grandi titoli, tanti piccoli gioielli

Gio 30 Giu 2016 | di Boris Sollazzo | TV/Cinema
Foto di 5

Film di genere, a volte persino bollenti. Sarà una calda estate, in sala, e non per motivi di temperatura. Come sempre pochi grandi titoli, tanti piccoli gioielli. E noi sotto l’ombrellone li cerchiamo per voi.

Solo per il weekend
Intendiamoci, chi scrive non può essere del tutto obiettivo nei confronti di questo film. Considera Stefano Fresi un talentaccio di quelli unici, Alessandro Roja un interprete il cui valore è pari solo al coraggio e all’eclettismo delle sue scelte, Francesca Inaudi e Marina Rocco di quelle attrici che nonostante il maschilismo del nostro cinema sanno ritagliarsi uno spazio di originalità nel panorama di caratterizzazioni femminili del nostro racconto per immagini in movimento. Poi c’è Matilde Gioli, una che ne “Il capitale umano”, ma non solo, ci ha detto che dirà la sua per molto tempo. Insomma la squadra c’è, e l’allenatore è quel Gianfranco Gaioni che si fa chiamare Director Kobayashi e che, non solo come regista, ha dimostrato un’idea moderna e diversa di cinema. Poi c’è una Milano strana, uno scrittore dopato che viene abbandonato dalla moglie sessualmente insoddisfatta e intercettato da un amico vegano e farabutto e lanciato in una serie di avventure folli, tra bische in piscina e misteriose valigette. Il tutto in un solo, delirante weekend. Perché “Jeeg Robot”, “Smetto quando voglio” e un altro pugno di film ci dicono che qualcosa sta cambiando qui da noi. E un fine settimana da leoni si può girare e raccontare anche in Italia.

La notte del giudizio-Election year
La saga che meno ci saremmo aspettati: un futuro distopico (e dispotico), una società in cui la violenza è proibita per 364 giorni ma non per 365 notti. Già, perché per 12 ore all’anno c’è la possibilità di sfogare gli istinti più bassi con la consapevolezza di farla franca. I primi due capitoli di questo trittico ci hanno raccontato prima l’orrore che ci portiamo dentro e poi che la morte, quando è sistematizzata, non è una livella, ma l’ennesimo metro della lotta di classe (ti salvi se puoi proteggerti, sei in pericolo se sei povero ed emarginato e quindi indifesa carne da macello). Ora c’è il passaggio del cambiamento,  forse della ribellione. Cinema di sequel, questo, che ha narrazione sia orizzontale che verticale: vale la pena averli visti tutti e tre, ma puoi capirli e apprezzarli anche singolarmente. Frank Grillo è ancora il protagonista: nel secondo “episodio” ha rotto la logica perversa della notte maledetta non compiendo la sua vendetta, ora è la guardia del corpo di una senatrice che vuole abolire la notte chiamata the purge (serve la traduzione?). E deve proteggerla proprio da quest’ultima. Il senso politico dell’operazione è potente ed evidente, fin dalla rappresentazione di Trump, Clinton e Sanders qui riportati in maniera arguta. Terzo film, terza sfida vinta.

It follows
Horror pro nobis. Va riconosciuto che questo genere ha più volte dimostrato negli ultimi anni che serbatoio di creatività e innovazione sia. David Robert Mitchell con “It follows” si rivolge a una storia di paura che non cerca lo splatter, né la grettezza di una violenza sopra le righe, ma la gestione dei ritmi narrativi e delle scelte visive con una suspense votata all’inquietudine e all’astrazione, più che alla logica ferrea del sangue. L’aspetto geniale, quasi surreale del soggetto è l’idea di una maledizione – siamo dalle parti di un lago, certi topoi sono duri a morire – che è contagiosa come una malattia venerea (e che si scatena con un rapporto sessuale imprudente, qui su un sedile posteriore di un’auto), quasi a prendere in giro gli slasher moralisti di un tempo, la bacchettona e feroce punizione ai peccatori che certi film di serie b tanto amavano. Ma qui c’è molto altro: c’è un po’ di grande cinema d’autore, quel sottile inferno che si basa su presenze immanenti (Van Sant ma soprattutto Lynch e un pizzico di “Shining”), e allo stesso tempo un gusto pop. E c’è anche della sociologia neanche troppo spicciola nel comporre un ritratto generazionale nichilista e dolente. 

La canzone del mare
Tomm Moore non è molto conosciuto dalle nostre parti, ma è uno di quegli autori (vedi il candidato all’Oscar “The secret of kells”) che nell’animazione hanno saputo raccontare qualcosa di diverso in un modo rivoluzionario. E sa farlo con una poetica dolce ed emozionante che è propria di pochissimi, una capacità di mantenere un occhio infantile su temi adulti. E, soprattutto, viceversa. Tutto nasce dalla tradizione più profonda legata all’autore nordirlandese, quella dei Selkies, di foche che assumono sembianze umane.
Saoirse è una di loro, anzi l’ultima: un’occasione unica per unire il modello “Pixar” di un protagonista totalmente fuori dai canoni e dalle convenzioni e per questo speciale, anzi unico, e le storie d’un tempo, quella tradizione orale del folklore che sa innestarsi nell’immaginario collettivo di un popolo. Tra i 20 disegnatori al lavoro su questo gioiello magico e malinconico, anche tre giovani italiani, diplomatisi alla sede di Torino del Centro sperimentale di Cinematografia. Non perdetelo, non ve ne pentirete.

 


 

I magnifici 7 (in sala)

Solo per il weekend: un regista moderno, un cast pensato e pieno di talento, una storia che da noi non si faceva perché “è un americanata”. E invece questo “weekend da leoni” funziona, per regia e scrittura.

La canzone del mare: folklore antico e animazione moderna, un matrimonio speciale che il nordirlandese Tomm Moore sa portare avanti con delicatezza e sensibilità, con bravura e poesia. Un gioiello da vedere.

It Follows: l’horror migliore non ha bisogno di sangue e violenza, può giocar di metafora, inquietudine e doppi piani di narrazione. Mitchell è un grande regista e sa come giocare le partite difficili. E vincerle.

Il giorno del giudizio – Election Year: può un’opera di genere entrare a gamba tesa nelle elezioni presidenziali americane. Questa saga politica e feroce lo fa. Facendo tornare la notte della violenza legale.

Star Trek Beyond: terzo capitolo del fortunato reboot di J.J.Abrams, che qui vede al timone Justin Lin. Si sceglie ancora un volto giovane e sbarazzino e ancora più multirazziale con Idris Elba e Zoe Saldana.

The legend of Tarzan: ecco, a volte non dovrebbero scomodare i nostri eroi d’infanzia, le icone della letteratura e dell’animazione solo per fare una baracconata in 3D senz’anima. Non dovrebbero, ma lo fanno.

 


 

I fantastici 4 (in dvd)

Con il fiato sospeso: Costanza Quatriglio sa usare i linguaggi del cinema ibridandoli, innovandoli, a volte riscrivendoli. Qui documentario e finzione si uniscono in qualcosa di nuovo, per durata e forza. Capolavoro

House of Cards stagione 4: ai tempi della battaglia elettorale Trump-Clinton, vedere questa quarta stagione e le vicende sempre più intricate di Underwood e signora ti fanno dimenticare cosa è finzione e cosa realtà.

Il caso Spotlight: un film che ha sbancato l’Oscar e ci ha ricordato una ferita profonda nella nostra anima, la pedofilia nella Chiesa. Bellissimo questo dvd, con extra come le interviste doppie con attori e giornalisti veri

Zoolander 2: abbiamo chiesto il sequel di quel cult geniale e divertentissimo. Ce l’hanno dato e abbiamo avuto paura di rimanere delusi. Non sappiamo come, tra mille errori, è venuto bene. O ci piace pensarlo.


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