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Andie Macdowell: La mia seconda giovinezzaA quasi 60 anni, ricorda “Quattro matrimoni e un funerale”, film che voleva rifiutare e che poi le ha cambiato la vita...Gio 26 Gen 2017 | di Alessandra De Tommasi | Interviste Esclusive
Alta, anzi no, statuaria: Andie MacDowell, con quella folta chioma corvina e il completo immacolato con larghi pantaloni a palazzo, sembra una visione, il ciak perfetto di un’assolata giornata nel cuore degli Emirati Arabi. Scende con disinvoltura dalla barchetta che la accompagna al Dubai International Film Festival e allunga la mano con un tocco signorile quasi d’altri tempi, da dea delle passerelle e regina delle commedie romantiche di Hollywood qual è. Ha smesso di scusarsi per essere una donna forte e indipendente e ha anche smesso di sentirsi inadeguata, ma ci sono voluti molti anni e tanta fatica per raggiungere quella consapevolezza. E oggi, a quasi 60 anni, mostra una grinta che fa ammutolire ogni ventenne nei paraggi.
Ricorda come è cominciata la sua avventura nel mondo dello spettacolo?
«Con un desiderio da bambina: quando ero piccola mi piaceva “Make believe”, una specie di gioco di ruolo che mette in scena gioia o paura. Quando ho capito che a teatro venivi addirittura pagata per farlo, allora mi ci sono fiondata: raccontare storie è sempre stato il mio desiderio». E la grande svolta? «Con “Quattro matrimoni e un funerale”, un film che io volevo rifiutare. La mia agente mi ha risposto: “Sei impazzita?”. Allora l’ho preso come un gioco e mi sono divertita molto. Ho rivisto Hugh Grant di recente, è rimasto sempre lo stesso, gli ho ricordato di quando mi tormentava perché aveva un catorcio di macchina all’epoca ed io ero più famosa di lui. Ogni volta che ne parliamo ci ridiamo su: quel film ha cambiato anche la sua vita». Crede nella fortuna o nel destino? «La fortuna è quella che ti fa trovare il parcheggio quando lo cerchi, mentre nel lavoro deve arrivare un’offerta al momento giusto. Si devono concentrare tutte le energie, ma tu fatti trovare sempre pronta. Io ho faticato molto per essere presa sul serio, dopo la carriera da modella». Il consiglio più saggio mai ricevuto? «Gerard Depardieu una volta mi ha detto: “Concentrati sul piacere di lavorare”. Aveva ragione, certo, soprattutto perché mi ha spiegato che in Francia gli artisti non hanno paura dell’incasso del film precedente e non sentono la pressione di un blockbuster».
Quanto le fanno pesare l’età a Hollywood? «Moltissimo. La cosa più gentile che mi sono sentita dire è stata: “Stai tranquilla, continuerai a lavorare almeno fino a quando Jack Nicholson avrà bisogno di una donna accanto nei suoi film”. E io pensavo: “Ma lui ha 20 anni più di me”».
Quando ha iniziato a sentire il passare del tempo? «A 40 anni tutti mi chiedevano se temevo di restare disoccupata e in effetti vedi che ti chiamano sempre meno, mentre tu vuoi lavorare per sentirti vitale e utile, insomma esistere».
Come molti suoi colleghi affermati, anche lei ha scelto di recente la tv con la serie “Cedar Cove”. Perché? «Prima si pensava che solo il cinema fosse sinonimo di qualità, oggi invece non è più così e la gente passa molto tempo a casa, a fare maratone di telefilm invece di uscire. Lo faccio anch’io, ma so che il fascino della sala non tramonterà mai».
Cosa ricorda del passato da modella? «Ho iniziato a sfilare a New York, su suggerimento di mio cognato, quando avevo 17 anni e sembrava al di là di ogni fantasia per me, ragazzina cresciuta in una cittadina minuscola. E da lì ho girato il mondo, a partire da Parigi, dove conducevo ritmi folli. Eppure ero furba come una volpe, andavo ai musei e sentivo l’esigenza di supplire alle mie carenze, perché ero cresciuta tra i boschi e del mondo conoscevo davvero poco».
Quando è diventata testimonial di bellezza? «Ho incontrato L’Oreal a 27 anni e non avrei mai pensato di essere ancora qui, dopo oltre 30 anni. All’epoca però volevo a tutti i costi essere presa sul serio e l’etichetta di “modella” mi pesava. Oggi, se qualcuno mi chiama “modella”, faccio i salti di gioia, perché ho finito di tormentarmi con le paranoie. D’altronde sono state le passerelle a diventare la mia scuola di vita».
In che senso? «All’epoca viaggiavo senza carta di credito o assicurazione: ero talmente ingenua! Nessuno mi aveva detto che erano necessarie e così, se perdevo un volo, dormivo senza problemi in aeroporto. Così sono cresciuta molto in fretta...».
Cos’è per lei la vera bellezza? «Siamo tutti ossessionati dall’apparenza, viviamo nel terrore dell’età che avanza, forse perché sentiamo che la morte si avvicina. Io, ad esempio, non voglio che la vita finisca, ma non ho neppure paura. Per me la vera bellezza risiede nella semplicità, nella trasparenza. Alle mie figlie ripeto spesso di respirare, nel senso letterale del termine: dico loro di prendersi il proprio tempo per volersi bene, nonostante tutto».
“ORA SONO FELICE”Andie MacDowell è il nome d’arte di Rosalie Anderson MacDowell, classe ’58. Ha iniziato la carriera come modella e da 30 anni è testimonial del marchio di cosmesi L’Oreal, come emblema di bellezza senza tempo. Con la sua immagine pulita e trasparente, ha sempre comunicato un tocco di eleganza e raffinatezza. Ha esordito al cinema nel ruolo di Jane nel film “Greystoke – La leggenda di Tarzan, il signore delle scimmie”, ma è stata la partecipazione al cult “Sesso, bugie e videotape” di Steven Soderbergh il vero lancio. |
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