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La primavera del cinema di genereVen 24 Feb 2017 | di Boris Sollazzo | TV/Cinema
Bleed più forte del destinoVOTO: 4 Il pugilato non è solo Mike Tyson e Muhammad Alì. Come ci insegna Rocky Balboa, invenzione di Sylvester Stallone. L’epica di questo sport la fanno gli incassatori, i perdenti di successo, quelli che si rialzano più ancora di quelli che mandano ko. Vinny Pazienza è uno di loro, la sua storia è verissima e passa per un titolo mondiale, un incidente che lo lascia quasi paralizzato e dentro un esoscheletro, infine in una rinascita dolorosa e incosciente. Questo miracolo umano e sportivo lo racconta Younger con un film appassionato e potente come i pugni di Vinny, sghembo e malinconico come lo splendido Aaron Eckhart, allenatore romantico e finto cinico, fisico e nervoso come l’ottimo Miles Teller. Opera con guizzi di regia notevoli, soprattutto sul ring, attori che non si risparmiano, una struttura narrativa essenziale, pulita e stordente come un jab ben piazzato. Niente da fare, il pugilato è (quasi) sempre un successo al cinema. Omicidio all’italianaVOTO: 3,5 Maccio Capatonda. Da quando è apparso, nei suoi trailer, con i film di Bruno LiegibastonLiegi, da quando abbiamo capito che il premio Nobbile poteva e doveva essere solo suo, ce ne siamo innamorati. Il motivo è semplice: con sensibilità e gusto surreale per un racconto cinematografico che unisce il demenziale al beckettiano, il nostro, con il fido Herbert Ballerina, riesce a spogliarci regolarmente delle nostre sovrastrutture e ipocrisie. Qui lo fa con un’opera che si scaglia contro la nostra tv, sempre capovolgendo con comicità irresistibile il punto di vista. Già, perché la tv del dolore porta turismo e il Sindaco di Acitrullo, 16 abitanti (e il trend è peggiorativo), approfitta di una tragica fatalità per provare a farla diventare un luogo ambito dai vampiri televisivi e i loro accoliti. “Cogne, Novi Ligure, cos’hanno meno di noi?”. Il resto lo fanno una poliziotta come Roberta Mattei, unica ancora alla realtà, una Sabrina Ferilli soave nella vanesia Spruzzone, mattatrice della trasmissione tv “Chi l’ha acciso” e una sceneggiatura folle e divertente. E malinconicamente vera. FalchiVOTO: 3,5 Toni D’Angelo è uno di quei cineasti che raccoglierebbe premi e consensi all’estero e che qui inspiegabilmente fatica. Fortuna che ha le spalle grosse, avendo lavorato con l’Abel Ferrara più intemperante della sua storia per poi esordire con l’ottimo “Una notte” (c’era anche il padre Nino nella parte di un tassista) e del bellissimo e inquietante “L’innocenza di Clara”, in cui regalò a Chiara Conti uno dei ruoli femminili più completi e complessi degli ultimi anni. Ora si regala un noir, fatto di un’amicizia bastarda e di sbirri sbagliati, con una coppia sorprendente e ruvida, tra Fortunato Cerlino, che ha addosso una Napoli dolente, e Michele Riondino, che dimostra una volta di più di essere uno dei migliori attori italiani e di sicuro uno dei più sottovalutati. Lezione di regia, di recitazione e di narrazione di genere, Falchi merita di essere visto e capito, nei suoi ritmi che trovano momenti d’autore, rarefatti, e dialoghi e scene da cinema americano. Slam, tutto per una ragazzaVOTO: 2 Bello che Andrea Molaioli, talentoso regista e raffinato direttore d’attori, si cimenti in un genere nuovo. Per lui e in fondo anche per il cinema italiano, tra adolescenti, skate, linee d’ombra e flashback onirici. Bello è anche che l’Indigo sia la prima casa di produzione a puntare forte sul pubblico dei teenager, fondamentale per la sopravvivenza della Settima Arte. Con “Un bacio” di Cotroneo, il supereroe di Gabriele Salvatores e ora con questo amore interclassista - lei è di Roma Nord, lui di periferia -, un’idea di famiglia diversa, uno skate che compare e fa da fil rouge e traccia traiettorie. Molaioli sceglie bene le facce dei protagonisti - Tersigni è belloccio e comico al punto giusto, lei ha quel fascino borghese e adolescenziale che conquista - e ci delizia con Jasmine Trinca, splendida “nonna” e finalmente divertente, e un Marinelli cialtrone. Il resto, però, è carente: scrittura, visione, tensione narrativa arrivano solo a intermittenza. Ed è un peccato. Vi presento Toni ErdmannVOTO: 1 A volte ci sono film per cui tutti prendono un grande abbaglio. A volte lo prendi solo tu e tutti hanno ragione. Non so in quale dei casi rientri “Vi presento Toni Erdmann”, ma dopo averlo rivisto due volte spero solo che il remake previsto con Jack Nicholson vada oltre questo melodramma da operetta, che ha ipnotizzato anche la giuria degli EFA (gli Oscar europei, ne ha vinti ben cinque) e l’Academy. L’opera della Ade, meritoria nel soggetto e anche in alcune intuizioni, diventa la parodia di una commedia d’autore, con psicologia spicciola e improbabili svolte narrative e dialoghi. Il protagonista ci mette poco a diventare irritante, ma mai quanto la figlia. Lui, almeno, sulle ambiguità e le ipocrisie del nostro mondo ci gioca con l’alter ego Toni, lei non sembra mai trovare realmente un posto in questo film, se non come vittima sacrificale sull’altare di una forzata armonia da (ri)trovare.
I MAGNIFICI 7 IN SALALogan - The Wolverine: ok, qui c’è di mezzo un clone femmina del nostro scorbutico eroe. Ok, al cinema non ha sempre funzionato. Ok, è l’ultimo e non il migliore. Ma quanto è figo Jackman? Bleed - Più forte del destino: quando non sai che fare, fai a pugni. La boxe sul grande schermo devi essere un cane per non farla funzionare. Se poi è la storia di Vinny Pazienza… Omicidio all’italiana: alzi la mano chi non adora Maccio Capatonda. Chi l’ha alzata, consulti uno psicologo, perché è un Peter Sellers che incontra Beckett e si racconta in versione trash. Sublime. Falchi: avete presente tutti i discorsi su quei generi cinematografici che li fanno solo all’estero? Questo è un poliziesco di quelli a cui ci è abituato il cinema francese più cattivo. Ma italianissimo. Slam - Tutto per una ragazza: detto che varrebbe la pena pagare il biglietto per Jasmine Trinca versione futura nonna hippy (mai così sorridente e sexy), il film ha buone intenzioni. E basta. The Ring 3: Samara torna, di nuovo su un videotape. Il rischio vero è che prima ci uccideva facendoci paura, ora finirà per farlo ammazzandoci di noia. Solo per gli appassionati. Vi presento Toni Erdmann: certi autori, soprattutto quando scelgono la strada della commedia, si piacciono così tanto da dimenticarsi del loro film. è piaciuto a tutti, il buon Toni, tranne che a noi. |
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