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Quando a scuola si studiava di più

I docenti universitari denunciano l’ignoranza degli alunni. E l’Ocse conferma: la preparazione peggiora di anno in anno

Ven 24 Feb 2017 | di Barbara Savodini | Attualità
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“Molti studenti scrivono male in italiano".  Lo hanno messo nero su bianco recentemente 600 professori universitari, accademici della Crusca, storici, filosofi, economisti che hanno inviato una lettera al Governo e al Parlamento per chiedere "interventi urgenti" per rimediare alle carenze degli studenti universitari. Una dichiarazione che avrà fatto  sorridere gli over 40, 50 e 60 sempre pronti ad indignarsi di fronte a strafalcioni grammaticali e geografici di figli e nipoti. Infatti, gli anni passano, le riforme fioccano, ma nessuno toglierà loro dalla testa che una volta la scuola preparava meglio ed educava di più i suoi studenti. Ma come è possibile se oggi diventare insegnante, sia maestro che professore, è di gran lunga più difficile? I fatti sembrano suggerire il contrario, ma chi ha frequentato medie e licei fino agli anni Novanta non ha dubbi: la scuola di oggi non è più quella di un tempo e i ragazzi, come spesso affermano professori anche del Liceo, mostrano addirittura difficoltà di comprensione dei testi. Il dibattito da anni è uno dei più accesi tra figli e genitori e ciascuna delle due fazioni adduce, volta per volta, motivazioni apparentemente inconfutabili. Oggi si studia in maniera interattiva, si dà molta importanza all’interdisciplinarietà e ai laboratori e si prendono seriamente in considerazione le lingue straniere, spiegano le nuove generazioni a mamme e padri che, purtroppo o per fortuna, hanno conosciuto soltanto il metodo mnemonico.  

 

ITALIA COME IL RESTO D’EUROPA
Ma come stanno le cose? L’Ocse, che ha messo a paragone le rilevazioni del 1990 con quelle del 2012, sembra dar ragione ai genitori. I parametri da valutare, naturalmente, sono moltissimi, ma, nel complesso, la tendenza è quella di un generale impoverimento della preparazione in tutte le materie. Il divario, inoltre, peggiora progressivamente di anno in anno. Il livello di istruzione si è notevolmente alzato, con un numero di laureati in più esorbitante rispetto a 20 anni fa, ma se si confronta un diplomato di ieri con un laureato di oggi spesso lo scarto di preparazione è imbarazzante. Il dato, in realtà, è in linea con tutti gli altri Paesi europei (fatta eccezione per la Polonia): l’efficienza del sistema scolastico è infatti a dir poco crollata allo stesso modo nelle nazioni del Nord come in quelle del Sud, nella penisola iberica come in quella scandinava. La motivazione, secondo il coordinatore dello studio Marco Paccagnella, va ricercata nel declino della qualità dei programmi proposti dai sistemi scolastici europei.
 
LE FONTI? UNA VOLTA POCHE, MA...
Un altro elemento che secondo i ricercatori potrebbe aver inciso in maniera importante sono le fonti: una volta erano poche, ma accreditate e solo chi era veramente interessato si recava in biblioteca, oppure acquistava un libro e si informava in maniera corretta. Oggi veniamo letteralmente bombardati dall’informazione, per risolvere ogni quesito in maniera istantanea c’è Google, ma le nozioni acquisite, che spesso non sono neppure esatte in quanto in rete dilagano i siti informativi realizzati con approssimazione, non vengono fissate e si dissolvono nel giro di pochi giorni; spesso bastano addirittura poche ore a cancellare dalla memoria i testi letti. Gli studenti, in sostanza, esercitano sempre meno la propria capacità di sintesi e sono portati con minore frequenza ad elaborare in maniera critica e personale un testo molto lungo e impegnativo. Il risultato? Dividendo la popolazione in cinque diverse fasce di età, emerge che quella comprendente i ragazzi tra i 16 e i 24 anni è insufficiente in comprensione linguistica; i dati migliorano man mano che si risale la categorizzazione anagrafica con i migliori risultati ottenuti, secondo lo studio dell’Ocse, dagli over 55. Geograficamente parlando, in Giappone ci sono gli studenti più bravi in termini di comprensione linguistica, poi i finlandesi e gli olandesi.
 
METODI NUOVI
I risultati li ha forniti lo studio, ma le cause, oltre a quelle elencate, sono ancora tutte da scoprire. Si tratta, del resto, di due mondi così distanti, quasi impossibili da mettere a confronto. Oggi, per informarsi su cosa accade nel mondo, basta scorrere la home di Facebook e le più importanti testate giornalistiche, ma non solo, ci bombardano con articoli non sempre pienamente attendibili. Una volta, alla vigilia di un compito in classe d’italiano, acquistare il giornale per prepararsi sull’attualità era un obbligo per chi ambiva a un buon voto. Per fare le ricerche si storia, inoltre, non bastava Wikipedia e fare uno strafalcione equivaleva a una grave insufficienza.  A peggiorare la situazione sono poi intervenuti i social, che distraggono continuamente gli studenti durante le ore di lezione, come in quelle che, a casa, dovrebbero essere dedicate esclusivamente allo studio. Anche i professori e i metodi di insegnamento sono molto cambiati, ma, come del resto ripetono i diplomati di oggi, il parametro varia molto da docente a docente e, soprattutto, incide la possibilità di poter contare sullo stesso insegnante per l’intera durata del corso di studi. La modernità, tuttavia, non ha portato soltanto svantaggi e molti degli studenti intervistati hanno elencato tra le migliorie del nuovo sistema scolastico la sostituzione del metodo mnemonico con quello logico. A domanda risposta, insomma, gli studenti del Duemila non hanno possibilità di battere i rispettivi genitori, ma quando si tratta di risolvere problemi o quesiti logici la sfida si fa interessante. 
 
GRAMMATICA SCONOSCIUTA
Su un’unica cosa adulti e giovanissimi sembrano essere tutti d’accordo: la grammatica italiana si studia meno e tra scrittura intuitiva e correttore automatico oggi si è molto meno preparati rispetto a ieri. Persino i libri vengono scritti in una lingua considerata spuria, commerciale e sempre più intrisa di forestierismi e neologismi. Sui social, inoltre, che sono poi la nostra finestra quotidiana sul mondo, se ne leggono di tutti i colori e, quasi per osmosi, orrori e strafalcioni finiscono per diventare parte integrante della nostra quotidianità.

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