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Non c’è mica solo VeneziaCinque opere molto attese che non sono passate per la Mostra del Cinema ed escono a settembreMer 30 Ago 2017 | TV/Cinema
EASY
Genere: road movie
Regia: Andrea Magnani
Voto: 4,5
Intanto mettiamo un punto: Nicola Nocella è uno degli attori italiani più interessanti e pieni di talento del panorama italiano. Lo scoprì Pupi Avati, si è fatto largo in piccoli ruoli per tanti anni e qui mostra a tutti di che pasta è fatto. Anche grazie ad Andrea Magnani, cineasta capace fin da questa sua prima prova di raccontarci una storia atipica e potente. Se poi a quest’ottima coppia affianchi Libero De Rienzo, uno che poteva davvero spaccare il mondo con le qualità che ha e che ha preferito invece una carriera indipendente e rigorosa, allora non servirebbe neanche questa recensione per convincervi a vederlo. Perché “Easy” ha un soggetto semplice e intelligente, un ritmo accattivante, dialoghi di livello, scene che ti catturano e ti sbattono contro un muro. è inafferrabile, pur se nel recinto di un road movie, tocca più generi e gioca su questo Isidoro, depresso e sovrappeso, che percorrerà i Carpazi con un carro funebre, finendo a cantare nel bagno di un commissariato dell’Est Europa Al Bano e Romina, a fare kayak su una bara e a riscoprire se stesso e ad amare la vita, nonostante tutto. è un romanzo di (tras)formazione picaresco, una favola dolce e ruvida. Che non a caso a Locarno, il festival più bello, hanno molto amato.
Baby Driver: Il genio della fuga
Genere: heist movie
Regia: Edgar Wright
Voto: 4,5
Edgar Wright, che a Venezia 74 trovate in giuria, è uno di quei geniacci sottovalutati solo perché al successo facile preferisce una cinematografia di storie sempre diverse, di sfide costantemente mutevoli, di visioni non di rado contrapposte. “Baby Driver” è una nuova tappa del suo viaggio nei generi dove rimane la sua capacità di costruire trame complesse e fulminanti, attraverso lunghe serie di invenzioni e intuizioni istrioniche. Se a questo aggiungi attori tanto bravi quanto capaci di autoironiche messe in discussione (Jamie Foxx, Kevin Spacey, Jon Hamm), ecco che, condendo tutto con una musica onnipresente, ci si trova in mezzo a uno dei migliori heist movie (film del colpo grosso) degli ultimi anni. Divertente, romantico, cattivo il giusto, un po’ fracassone. E con un regista che sa usare le immagini come pochi altri in questo momento storico. Insomma, una figata.
Dunkirk
Genere: Guerra
Regia: Christopher Nolan
Voto: 3,5
La stroncatura più feroce ha insinuato che “forse è il più bel film di guerra mai girato”. Capirete che sia estremamente difficile rivolgersi a “Dunkirk”, annunciato come il capolavoro del Kubrick del nuovo millennio, in maniera un minimo critica. Ma ci proviamo, perché un film così potente visivamente e tanto ambizioso quanto classico merita un’analisi accurata. “Dunkirk” è un’opera grandiosa, perfetta a livello tecnico, epico in ogni movimento di macchina, raffinato in ogni inquadratura. Eppure. Eppure non ci scalda l’animo, forse perché torna ai film di guerra d’un tempo, semplici, essenziali, alla ricerca di grandi momenti di catarsi. In una parola, ingenui. Ma lo fa senza quel carico empatico e melodrammatico che ce li facevano amare. Questo è “Dunkirk”, che sembra un film di decenni fa, che ruba il piano sequenza iniziale a “Espiazione” e lo spirito al cinema del dopoguerra. Impossibile non ammirare Nolan, ma dopo “Apocalypse Now”, sottili linee rosse e soldati Ryan è impossibile sopportare la mancanza di sangue, fango, dolore e morte. La guerra è sporca, non pulita come questo videogioco pazzesco. Impossibile non promuoverlo, per carità, ma i capolavori sono altro.
CARS 3
Genere: Animazione
Regia: Brian Fee
Voto: 1,5
“Cars” è la saga, l’idea preferita dal boss Pixar, John Lasseter. E come tutte le fisse di un capo, non è detto che siano azzeccate. Se il primo era piaciuto - ma comunque è difficile inserirlo tra i tanti capolavori degli eredi della Disney - e il secondo, in fondo, l’avevamo promosso a settembre, questo terzo capitolo ci dice che, ok, è giusto assecondare chi comanda, ma fino a un certo punto. “Cars”, come il suo Saetta McQueen, è ormai spompato, antiquato, insopportabile quando vuole insegnarci qualcosa o semplicemente ricordare i vecchi tempi. è un film nostalgico, dal messaggio generazionale vagamente inquietante, senza ritmo, nonostante si basi sulla velocità e, se possibile, peggiorato da un doppiaggio improbabile in Italia. L’unico motivo per cui vale la pena di vederlo è quella voce di Paul Newman recuperata negli archivi della fondazione dedicata all’attore stesso e che ci ricorda cosa, forse, avesse conquistato il nostro cuore alla nascita di “Cars”. Quell’interprete immenso, amante dei bolidi e sempre capace di ricominciare. Per il resto, dormite sereni: neanche il rombo delle macchine di nuova generazione vi sveglieranno.
L’INGANNO
Genere: Dramma
Regia: Sofia Coppola
Voto: 1
Dispiace dirlo, soprattutto se si è apprezzato qualcosa nella sua carriera, ma dobbiamo rassegnarci: Sofia Coppola fa (quasi) esclusivamente film noiosi, pretenziosi, sciovinisti. E questi sono i pregi delle sue opere, che al di là del femminismo radical chic che però si fonda sul dettame “l’unico maschio buono è quello morto”, è fondato su una rappresentazione visiva rarefatta e estetizzante, senza però mai guizzi a scuoterci dal torpore elegante in cui ci troviamo. Funzionano Dunst e Kidman perché nel loro ghiaccio bollente mettono tanta della loro bravura, ma naufragano le altre del cast e quel Colin Farrell messo lì a fare il pupazzo, con una caratterizzazione puerile che ne mortifica le doti attoriali. E il tutto costretto in una storia che sembra presa di peso dalle commediesexi italiane anni ’70 e che qui ci viene fatto passare come geniale visione moderna di cinefemminismo. L’inganno ha nel titolo la sua miglior recensione: siamo convinti di andare a vedere un ottimo film e ne usciamo irrimendiabilmente delusi.
I MAGNIFICI 7 IN SALA
Easy - Un viaggio facile facile: Nicola Nocella ci ricorda che è uno dei più bravi, Magnani lo fa viaggiare per i Carpazi e cantare Al Bano e Romina su una tazza e con un morto si va verso la vita.
Baby Driver - Il genio della fuga: forse ha una delle colonne sonore più belle di tutti i tempi. Di sicuro sarà uno dei cult movie di questi anni: Edgar Wright è un geniaccio e qui cala un tris d’assi.
Dunkirk: intendiamoci, il film è eccellente. Ma tutti gridano al capolavoro e noi sommessamente vi diciamo che è un buon film di guerra girato divinamente. E Nolan non è ancora il Kubrick moderno.
Barry Seal - Una storia americana: Liman sa raccontare l’incubo americano girando meravigliose “americanate”. E se il truffatore ha la faccia da schiaffi di Tom Cruise in un Top Gun 2.0…
La fratellanza: sono anni che di fratellanze ariane e neonazisti al cinema si parla poco (e male). Qui in un film di genere si tocca (non piano) il tema. Con qualche caduta di stile, ma non troppe.
L’inganno: Sofia Coppola è un sonnifero molto potente. Ma è troppo poco radical chic ammetterlo e quindi continua a mietere film veterofemministi travestiti da cinema d’autore. Evitatela, se potete.
Cars 3: Un film come questo è utile. Ci ricorda che la Pixar non è infallibile. Che anche da quelle parti ogni tanto prendono dolorose cantonate. Ora però tornate ai vostri soliti capolavori, please.
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