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Noemi: Per essere felice mi basta un caffè e un raggio di soleUn nuovo disco, il tour e quella sua anima pacifica... sempre che non le rompano le scatoleMar 29 Mag 2018 | di Nadia Afragola | Interviste Esclusive
Rischia da sempre sonorità Latin&Black e cerca di tradurre in musica la spensieratezza che contraddistingue le sue sonorità. A 36 anni Noemi è tornata con un disco di inediti, “La Luna” (Sony Music) e un’imminente tournée estiva, partita da Milano il 29 maggio. Predilige la musica blues e jazz, si ispira a cantanti quali Aretha Franklin, Robert Johnson, Billie Holiday, Janis Joplin, a 13 anni aveva già un registro vocale da soprano, che con la maggiore età diviene un contralto e oggi, a quasi dieci anni dall’inizio della sua carriera fa il punto su ciò che resta e ciò che c'è ancora da fare.
Chi è Veronica Scopelliti? “La Luna” è il suo sesto album in studio. Cosa c’è dentro?
«Tutto quello che mi piace e mi piacciono tante cose, tanti generi musicali. Troverete una forte influenza elettronica, suoni analogici, tutti collegati a dei testi che raccontano la vita, in maniera non banale».
Si mette a nudo, rivela le sue fragilità. Penso al singolo “Porcellana”. Scoprirsi imperfetti fa bene? «Fa benissimo, perché capire le proprie imperfezioni ci fa crescere. Oggi si ha paura di essere imperfetti e usiamo tutorial per tutto, per costruire realtà parallele su Instagram, senza renderci conto che sono proprio le nostre fragilità a renderci umani, vivi, a permetterci di vivere, altrimenti sai che palle! In “Porcellana” racconto gli attacchi di panico, di quel cortocircuito tra cuore e mente. Un argomento sul quale sono molto ferrata. Il titolo rimanda all’immagine della testa fragile come la porcellana, che esprime benissimo come ci si possa sentire in quei momenti dove le emozioni prendono il sopravvento, facendoti sentire nuda e fragile».
Ma lei come l’ha sconfitta l’ansia? «Semplicemente cambio punto di vista. Ricordo la volta che mi toccò aprire il concerto di Vasco (2010 - ndr) davanti a 86mila persone. Invece di pensare a quanto avessi paura di loro mi concentrai su quanto fossi contenta di cantare per loro».
Nel disco trova spazio anche una cover di Lucio Dalla. Come ha scelto “Domani”?
«È una delle canzoni più belle del grandissimo Lucio Dalla, ma non tra le più conosciute. Amo il testo ed in particolare la frase “saremo ancora così lontani, ci annuseremo da lontano come i cani”: è un’immagine pazzesca che descrive il rapporto tra due persone che si sono date tanto, ma che poi si sono perse».
La dimensione live, il pubblico, i social: qual è la parte più complicata da gestire? «Mi accontenterei di fare musica! I social non sono la mia dimensione ideale e usandoli poco sono l’incubo della mia casa discografica. Sono però importanti, ne sono consapevole, ma non sono una nativa digitale e come tale mi rapporto a loro. Non amo farmi foto per il puro gusto di postarle, né tanto meno amo fare le dirette, preferisco incontrare i fans e condividere con loro ciò che ci unisce, la musica. Mi piace Instagram, perché parla per immagini e non ha barriere, mentre i caratteri di Twitter non mi bastano».
Porterà il disco in tour. Cosa si aspetta?
«È da sempre il momento più atteso. Non vedo l’ora di iniziare i live, saranno dei concerti energici, nei teatri. Ho sempre timore di annoiare chi viene ad ascoltarmi, ma non è la prima volta che mi esibisco in delle cornici così pazzesche. Sarò in giro per l’Italia tutta l’estate, voglio cantare fino a perdere il fiato».
È stata definita la nuova Mia Martini!
«Non può che essere un immenso onore per me essere paragonata ad artiste del calibro di Mia Martini, ringrazio Loredana (Bertè - ndr) e Fiorella (Mannoia - ndr) per le sempre bellissime parole che hanno nei miei confronti. Sono incredibili, un vero stimolo, con la loro voglia di andare sempre un po’ più in là, nonostante tutta la strada che hanno fatto».
È figlia dei talent (X-Factor). A chi sostiene che in quei contenitori non ci siano talenti cosa risponde? «Il talento è ovunque, ognuno trova il suo percorso e il salto di qualità, ciò che ti fa durare nel tempo, è l’essere artista e non semplice volto televisivo. Non credo negli schemi, ogni volta che se ne collauda uno viene subito superato. Credo nella musica e in tutti coloro che hanno qualcosa da dire».
“Non smettere mai di cercarmi” è il brano che ha portato in gara alla 68esima edizione del Festival di Sanremo, il suo quinto. Perché si torna spesso e con piacere su quel palco?
«Perché è un grande palco per promuovere il proprio lavoro davanti a tutta Italia. Non ci sono tante manifestazioni di quel calibro, anzi direi che è l’unica che riesce per cinque serate di fila ad inchiodare davanti allo schermo milioni di telespettatori. Claudio (Baglioni - ndr) quest’anno ha fatto un ottimo lavoro e più che come una gara noi artisti la viviamo come l’occasione per calcare un palco che ha fatto la storia della musica italiana».
Nella storia la rivolta degli orchestrali del 2010 a Sanremo, contrariati dal verdetto della giuria che la fece arrivare quarta. Che effetto le ha fatto?
«Un momento bellissimo perché inatteso. Emozionante ricevere in modo così plateale la stima dei musicisti che ebbero l’ardire di ribellarsi. Un gesto che fecero sia nei miei confronti che in quelli di Malika. La musica va ascoltata come fanno i bambini, senza grosse paranoie».
È cambiato il modo di fare musica?
«Assolutamente sì, è cambiata la struttura della musica, delle strofe, dei ritornelli. Penso a quello che ascoltano i ragazzi di 15/16 anni oggi, è un sound veloce, che deve essere consumato subito, siamo nel bel mezzo di una svolta epocale e non dobbiamo avere paura, perché il cambiamento fa parte della vita».
A 6 anni gli chiese di poter prendere lezioni di piano, a 11 di poter imparare a suonare la chitarra. Quanto del suo talento è merito di suo padre, che aveva anche una band?
«Sono stati i miei genitori ad ‘iniziarmi’ al mondo della musica, furono loro a farmi sentire Guccini, De Andrè, Battisti, De Gregori, e anche Janis Joplin, il Festivalbar, Corona e le vocalist americane così forti negli anni ’90. Mi piaceva la loro voce, la loro impostazione. A tal proposito non dimenticherò mai il duetto con uno dei miei miti indiscussi, Anastasia, e sentirmi dire da lei che vorrebbe avere la mia voce… fu un momento incredibile».
E' difficile essere artiste donne oggi in Italia?
«È difficile essere donne ed esserlo in modo coerente. Nutro immensa stima verso le donne coerenti, che fanno delle scelte che poi non ritrattano. Il mondo ha una forte impronta maschile, ci governano da 2000 anni e ci vorrà ancora tempo per sconfiggere quel maschilismo che domina non solo il mondo del lavoro: è una realtà e la musica ne è piena, peccato che spesso le donne non si fidino tra di loro. Ci sono pochissimi produttori donne e manca la lucidità nello scegliere di affidarsi ad un’altra donna. Paola (Turci - ndr) ha un manager donna, la Caselli segue degli artisti pazzeschi, ma poi cosa c’è altro? Il primo passo lo devono fare le donne, sono loro a dover iniziare a fidarsi delle altre donne, mettendo nel cassetto le antiche dinamiche legate a paure e invidie».
La musica cosa è?
«La musica è tutto. Della musica mi piacciono i silenzi e le pause, sono quelle che fanno la differenza».
Vasco, Guccini, Dolores O’Riordan. Sono questi i suoi maestri?
«Ce ne sono diversi a dire il vero, ascoltando tanta musica. Vasco è super, Guccini c’è da sempre, come certe voci femminile. Da piccola al mare le mie amiche mi chiedevano sempre di cantare “Zombie”. Dolores è sempre stata molto attiva verso tematiche sociali e quella canzone mi entrò nella testa e lì rimase. La musica dovrebbe fare questo, aiutarci a staccare e ad avere dei punti di vista diversi».
Lei è critico cinematografico e televisivo. Alla tv ci pensa?
«Non ci ho mai pensato. Spero che la musica abbia sempre bisogno di me. La tv è come un animale, con delle dinamiche ben precise, ma per fortuna ognuno può scegliere cosa vedere».
È felice?
«Abbastanza. Per essere felice mi basta un caffè, una chiacchierata e un raggio di sole».
Cosa vede nel suo futuro?
«Non vedo l’ora di cantare all’estero, di partire per un tour europeo, non dico ancora nulla, sono scaramantica, ma incrociate le dita per me».
Da X-Factor ai teatri
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