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A ottobre il cinema cala il Joker

A Venezia vince un cinecomic, a Ottobre avremo il Sole, due commedie e l’ultimo di Salvatores

Gio 26 Set 2019 | di Boris Sollazzo | TV/Cinema
Foto di 7

Joker
Genere: AZIONE Regia: Todd Phillips Voto: 4,5/5
 
Atteso, anche troppo. Amato, mai abbastanza. Joker è quel cattivo antagonista per il suo carisma, ma anche per il destino dei suoi interpreti, che oscura persino il cavaliere oscuro Batman. Fino, finalmente, a meritarsi un film tutto suo in cui il cinecomic non diventa altro, come molti hanno detto per giustificare o esaltare il Leone d’Oro a Venezia, ma semplicemente si spinge verso i suoi limiti, superandoli. Grazie a Joaquin Phoenix, talento indomabile che ben è incorniciato da quel trucco ormai (ri)conosciuto, erede di Nicholson, Ledger e persino Jared Leto, tutti outsider di enorme valore, capaci ognuno di dare una forma diversa al disperato ridente. Joker è la storia di un antieroe maledetto, predestinato, commovente e dissacrante, ma a differenza di quelli più estremi, favolistici, folli, che abbiamo visto in precedenza, qui troviamo il perfetto prodotto deviato di una società malata, una persona che si fa personaggio per resistere e reagire al dolore e alla solitudine, la deriva di un uomo che sarebbe potuto essere normale. E Phoenix, probabilmente, sa bene cosa voglia dire. Questa origin story scava nell’immaginario di ognuno di noi, ma anche nel lato oscuro: quanti di noi non avrebbero salutato l’esordio nel film di questo Joker senza sorridere, senza considerarlo un emarginato che difende e rappresenta altri oppressi? Joker è solo, solitario, socialmente insopportabile. è un eroe che sbaglia. Ed è impossibile non ridere insieme a lui.
 

 
Tutto il mio folle amore
Genere:  Dramma Regia:  Gabriele Salvatores Voto: 4/5
 
Quando ti trovi davanti ad un film di Gabriele Salvatores non devi mai dimenticare che ha rivoluzionato il modo di fare teatro in Italia, che ha portato ambizioni prima sconosciute nel cinema e, tutto questo, senza mai dimenticare, da aspirante rockstar, che il pubblico è fondamentale. Non smette, il premio Oscar per “Mediterraneo”, di percorrere generi e storie senza perdere la tenerezza, non smette di valorizzare quel Diego Abatantuono, spesso appoggiato pigramente al suo grande talento, ma con lui sempre in forma smagliante, anche in un ruolo apparentemente non suo come questo. L’on the road di un adolescente autistico è una storia che conosciamo, ma non alle prese con una famiglia disfunzionale (che brava, come sempre, Valeria Golino) i cui componenti stanno messi peggio di lui. Willi, il Modugno della Dalmazia (quel portento, forse spesso inconsapevole per umiltà e incoscienza, che è Claudio Santamaria) fa implodere un equilibrio già precario, e i Balcani, terra folle e imprevedibile come i protagonisti del film, diventano il teatro di un’Armata Brancaleone che gioca la sua partita tra Slovenia e Croazia. Il road movie è il genere d’elezione di Salvatores, il romanzo di Ervas “Se ti abbraccio non aver paura”, che era ambientato in America, lo aiuta a centrare il racconto, la sensibilità di entrambi danno vita a un film speciale. Qui due scappano, per ritrovarsi, altri due inseguono, finalmente per capire. E forse capirsi. Da applausi Giulio Pranno: solo incontrandolo capisci che non è autistico, ma semplicemente un attore incredibilmente bravo.
 

 
Sole
Genere: DRAMMA Regia: Carlo Sironi  Voto: 4/5

Carlo Sironi è un talento importante fin dai corti con cui ha conquistato critica e festival: Sofia, Cargo, Valparaiso. Ci ha creduto, e tanto, il giovane e bravo produttore Giovanni Pompili, che ha voluto fortemente questo film, quest’opera che racconta l’abisso e l’orizzonte della maternità, una femminilità complessa e dolente, una storia tanto incredibile quanto vera. Da Lena a Bianca si stende il filo dell’esistenza, dei desideri che mai combaciano con ciò che incontriamo nella vita, e le storie di questi outsider si intrecciano con la potenza asciutta della visione e del racconto di Sironi, mai retorico o enfatico nel raccontare un percorso che già in tanti, dai Dardenne a Riso, hanno intrapreso. Bravissimi i due giovani protagonisti Claudio Segaluscio e Sandra Drzymalska (una sorta di Elle Fanning ancora più bella e brava), ma anche i comprimari come Barbara Ronchi, tra le nostre migliori attrici. La scelta del formato 4:3 è coraggiosa quanto azzeccata, e Sironi conferma quanto mostrato finora. Ne sentiremo parlare.
 

 
Brave ragazze
Genere: COMMEDIA Regia:  Michela Andreozzi  Voto: 3,5/5

Ma che bella la commedia declinata al femminile di Michela Andreozzi, raffinata e popolare al tempo stesso, profonda nel trattare tematiche importanti (la maternità desiderata e non nel primo film, la violenza domestica, le dispari opportunità delle donne nel lavoro, l’essere una ragazza madre in quest’opera seconda della cineasta) e quasi goliardica nel non negarsi le battute più immediate e apparentemente facili, capace di valorizzare le freddure con il ritmo e il talento degli interpreti come nel caso del “piacere, commissario Gianni Morandi”, “piacere Don Backy, amo fatto il Cantagiro” tra Argentero e Tortora. Le quattro moschettiere precarie e sconfitte Ambra Angiolini, Serena Rossi, Silvia D’Amico e Ilenia Pastorelli, talenti poliedrici e diligenti, grazie alla regia sicura e mai banale della Andreozzi, che per sé e Max Vado ritaglia caratterizzazioni affatto facili, mettono su un heist movie pieno di ritmo e arguzia, in cui non ci sono passaggi a vuoto. La scrittura è brillante, la struttura solida, “Brave ragazze” è quella commedia che manca nel cinema italiano e di cui abbiamo bisogno per ridere e riflettere. Altro che “Ocean’s 8”, “Brave ragazze” è il vero film di genere. In tutti i sensi.
 

 
Appena un minuto
Genere: COMMEDIA Regia: Francesco Mandelli Voto: 3/5

Un po’ “Questione di tempo” di Richard Curtis, un po’ il Pif di Luchettj di “Momenti di trascurabile felicità”, “Appena un minuto” si instrada in quel genere difficile e tenero della manipolazione del tempo come soluzione a ogni problema. E come in quei film, Mandelli, talento mai del tutto compreso per il suo essere fuori schema senza essersi mai negato al mainstream, “sabotandolo” dall’interno fin da giovanissimo, usa la strada della commedia malinconica, per ricordarci che la mancanza di tempestività è solo l'alibi di chi vive di rimpianti. E a scoprirlo è chi, come il protagonista del film, interpretato da Max Giusti, entra in possesso di uno smartphone che può farlo tornare indietro di 60 secondi la sua vita. Facendogli segnare un rigore sbagliato, vincere una scommessa perdente e, lui spera, permettendogli di riprendersi famiglia e serenità professionale. Il punto però è che la vita è un gioco in cui non puoi barare. Mandelli utilizza uno stile di regia a volte discutibile, in alcuni caso si concede qualche gag facile, ma la favola che si e ci regala è tanto semplice quanto piacevole, come lo sono le prove degli attori secondari, da Paolo Calabresi a Dino Abbrescia, due fuoriclasse. E anche qui capiamo che la comicità di mezzo, l'intrattenimento intelligente ci manca troppo, che abbiamo scambiato troppo a lungo il cinema medio con quello mediocre. Accettando il secondo e negandoci il primo.
 

 
I MAGNIFICI 7 IN SALA
Joker: sono pochi i personaggi che riproposti non perdono la loro forza, ma quasi magicamente la donano, raddoppiata, ai loro interpreti. Phoenix nell’origin story dell’antieroe supremo è superlativo.
Tutto il mio folle amore: Gabriele Salvatores se non ci fosse, dovremmo inventarlo. A ridosso dei 70 anni rimane vitale, entusiasta, puro e restituisce tutto questo nel suo cinema. E non delude mai.
Sole: quando c'è un esordio di grande qualità come quello di Carlo Sironi, è sempre una bella notizia. E Sole lo è, con due giovani protagonisti di livello e una narrazione potente e inconsueta.
Jesus Rolls: Jesus Quintana è tornato e noi orfani del grande Lebowski siam felici. Turturro scrive, dirige e recita in un one man show con un cast sopraffino. Film delizioso e eccessivo.
Brave Ragazze: Michela Andreozzi, poliedrica a teatro e in tv, al cinema si sta imponendo come regista di genere, nel senso più ampio del termine, cinematografico e sessuale. Che non si fermi.
Gemini man: la guerra dei (due) cloni, se sei un sicario del governo, può essere anche una lotta con(tro) se stessi per evitare alla tua copia il tuo infame destino. Un Ang Lee sorprendente.
Appena un minuto: Francesco Mandelli è un genio incompreso. Forse anche da se stesso. E questo fa sì che ti regali piccole chicche che potrebbero essere grandi, se solo ne fosse consapevole.

 


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