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Da Caserta al Brasile senza ritorno

Da 15 anni Claudio Casertano ha lasciato l’Italia e l’azienda familiare per vivere di musica in un ex villaggio di pescatori

Gio 26 Set 2019 | di Emanuele Tirelli | Attualità
Foto di 8

Dall’Italia al Brasile. Anzi, da Caserta a Porto de Galinhas, un piccolo villaggio di pescatori che negli anni è diventato un centro turistico.
Siamo nello Stato di Pernambuco, nella parte nord-orientale del Brasile. Ed è qui che, quindici anni fa, Claudio Casertano ha deciso di trasferirsi, cambiando radicalmente la sua vita, spostandosi a più di 7mila chilometri di distanza, tra spiaggia, natura e sport, con la musica che è diventata la sua professione.

Com’è nata questa decisione?
«In un viaggio precedente, avevo conosciuto quella che poi sarebbe diventata la mia fidanzata e poi mia moglie. Ma il motivo del trasferimento sta nel desiderio di una qualità della vita migliore. È una valutazione soggettiva, però mi attirava molto l’idea di vivere al mare per 365 giorni l’anno, come se fosse sempre estate, di avvicinarmi ancora di più alla natura.
In Brasile ho conosciuto luoghi meravigliosi, di cui non posso fare a meno. Inoltre, vivere in un posto turistico, che funziona tutto l’anno, rende la vita meno monotona. C’è sempre qualche novità, qualche evento. Incontri sempre persone diverse, ognuna con la propria storia».

Oggi ti guadagni da vivere con la musica.
«Suonavo anche in Italia, dove e quando era possibile. E lavoravo nell’attività di famiglia. Da molti anni, invece, è diventata la mia professione: suono nei locali, nei resort, e accompagno i turisti in giro. Una volta sono stato anche barman su un catamarano che partiva dalla baia e arrivava all’isola deserta che si trova proprio di fronte, con qualche sosta lungo la barriera corallina. E, ovunque mi volti, sono circondato da luoghi selvaggi e scenari meravigliosi, come la potenza di una tempesta, come un grande arcobaleno sul mare».

Come si svolge la tua giornata tipo?
«Lavoro quasi sempre di sera, quindi di mattina mi occupo delle faccende della vita quotidiana e mi ritaglio del tempo per studiare la musica. All’inizio del pomeriggio vado al mare, non solo per fare surf, ma anche per camminare sulla spiaggia e per chiacchierare con gli amici che lavorano lì. Il mare mi trasmette tranquillità. Ascolto l’infrangersi delle onde e a volte resto fino all'imbrunire per vedere il sole che cala dietro il palmeto e colora le nuvole di rosa e di arancio. In quel momento, penso che forse sto vivendo un privilegio. Altrimenti, alle 5 sono a casa per preparare l’attrezzatura per andare a suonare di sera, in luoghi in cui conosco ogni volta persone differenti. Qualche giorno, mi capita di organizzare delle piccole gite per portare i turisti a conoscere le meraviglie che mi circondano. Quando invece sono più libero, ne approfitto per preparare pranzi o cene con mia moglie: spesso pesco delle vongole su una spiaggia vicino casa nostra. Naturalmente, non dimentico mai di portare a passeggio Winter, il cane che abbiamo felicemente adottato».

Ma il Brasile non è tutto rosa e fiori.
«Per niente. C’è la crisi economica, però l’età media è molto giovane e se fai bene il tuo lavoro hai buone possibilità di riuscita, di sicuro superiori all’Italia. Allo stesso tempo, il Brasile ha anche una grande povertà, che genera pericolo. E di sicuro la qualità dell’educazione e della sanità statali italiane sono un grande valore. Porto de Galinhas è tranquillo, sicuro, ma non escludiamo di trasferirci, per vivere nuove esperienze e per restare in contatto con la natura».

E l’Italia? Caserta?

«C’è stato un periodo in cui abbiamo davvero pensato di tornare. Inoltre, a me piacciono tanto i borghi medievali, soprattutto quelli vicini al mare. Poi abbiamo rinunciato. Quando vado a trovare la mia famiglia, quando guardo l’Italia da lontano, quando parlo con i miei amici che sono ancora lì, vedo un Paese fermo, bloccato, che in dieci anni sembra non essere cambiato affatto.
L’Italia non mi pare al passo con i tempi e, se hai vissuto la crescita di un Paese, come me in Brasile negli anni scorsi, ti accorgi che la differenza è netta. Insomma: poco lavoro, scarse prospettive, molte tasse».

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