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Vasco, nato due volte

Dopo il coma a sette anni, Vasco Barbieri ha ricominciato tutto daccapo. E ha scoperto la musica

Mer 30 Ott 2019 | di Emanuele Tirelli | Attualità
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Due nascite in una vita sola. La prima, nel 1985. La seconda, nel 1993, dopo essere caduto dal secondo piano di un palazzo. Oggi il cantautore romano Vasco Barbieri è appena uscito con il singolo “A little bit of present” per Maqueta Records, e aspetta l’inizio del 2020 per il suo primo album. 

A sette anni sei ripartito da zero.
«Dopo il coma era tutto nuovo. Ho dovuto riprendere a camminare, a parlare, a fare amicizia con mio fratello... La vista si era abbassata molto, anche a causa delle operazioni, e mia madre aveva deciso di comprare un pianoforte per me. Un giorno ero nella mia camera da letto e ho sentito nell’altra stanza suonare “Caruso” di Lucio Dalla: sarà stato anche per la bellezza della canzone che mi sono appassionato alla musica. Mi sono messo lì a giocare con i tasti e non sono stato più capace di allontanarmi. L’ho usato per comunicare agli altri le mie turbe, le mie paure, le mie insicurezze di bambino, poi di adolescente, fino alla trasformazione in uno strumento realmente maieutico». 

A nove anni la Summer Music School in Ohio (USA), poi l’Actor Studio di Roma, la laurea in filosofia, i lavori da bibliotecario e libraio, l’avvicinamento all’informatica, con la musica sempre presente.
«Da piccolo vedevo tutto appannato e lo identificavo con le emozioni delle persone. Immaginavo che fossero una sorta di aura e suonavo quello che sentivo. La musica mi ha permesso di lasciarmi andare e ho aperto anche un blog (Il pianoforte intuitivo - ndr) sulla musicoterapia e sulle sue potenzialità in ambito fisico, psicologico e biologico».

E la prima volta davanti al pubblico?
«Ho sempre suonato, ogni volta che c’erano un pianoforte o una tastiera, ma il debutto in un locale è stato a 23 anni, in un caffè letterario romano. Da lì, gli amici e le persone che mi ascoltavano hanno iniziato a spingermi, a sostenermi. Ed è soprattutto grazie alla loro complicità che ho avuto il coraggio di continuare». 

Adesso arriva il tuo primo disco, in inglese.
«L’anno scorso, dopo lavori e progetti terminati, mi sono ritrovato a pensare che la musica fosse l’unica cosa di cui non potessi fare a meno. Ho avuto la fortuna di incontrare la Maqueta Records e ho deciso di incidere questo album. Così come molte canzoni hanno rappresentato, per me, la rottura del guscio, allo stesso modo mi auguro che le persone possano immedesimarsi nelle mie, in questo processo di trasformazione. È in inglese, perché è la lingua della mia crescita, perché questi brani sono nati così. E credo che un’emozione arrivi a prescindere dalla lingua con cui la comunichi». 


 


Dal coma al primo disco

Classe 1985, romano, a sette anni entra in coma in seguito a un grave incidente e torna a casa congravi conseguenze per corpo e mente. Scopre il pianoforte e inizia a recuperare. Frequenta la Summer Music School in Ohio, poi studia all’Actor Studio di Roma. Si laurea in Filosofia e si appassiona all’informatica. Apre il blog Il pianoforte Intuitivo e inizia a esibirsi nei locali romani. Viene notato dalla Maqueta Records, che adesso lo sostiene nella registrazione del suo primo disco.

 

 


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