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Come ignorare quelle piccola vita che avevo dentro?Un marito terribile, 2 figli e la paura per la mia salute... Ma alla fine ho tenuto il bimbo grazie al giusto aiutoGio 05 Dic 2019 | di Patrizia Lupo | Bambini
Dopo anni di arrangiarsi tra lavoro che c’era e non c’era, due gravidanze e un marito che a volte mi dava il tormento, mi ero convinta che sì adesso potevo stare tranquilla: avevo un impiego, dei figli che mi davano soddisfazioni e tutto filava liscio così come desideravo. L’imprevisto però era dietro l’angolo. Un ritardo e il resto che conoscevo bene: nausee, senso di stanchezza. E poi, quante lacrime! Incinta di nuovo, mi sentivo sconfitta, arrabbiata. “Perché?!”. Vedevo la mia tranquillità svanire sotto un mucchio di pannolini, non avevo voglia di ricominciare con notti insonni a cullar bambini! Di più ero spaventata dalla mia pressione alta, causa di problemi durante l’ultima gravidanza. La decisione ormai era presa e anche giustificata: abortire e mio marito mi appoggiava. Mi buttai senza pensare in quel vortice fatto di analisi e visite, come a voler raggiungere l’obiettivo dell’aborto il prima possibile. Mi giustificavo, però ero inquieta lo stesso. Come negare quella piccola presenza che avevo dentro? Chiamai gli unici che potevano aiutarmi, il Segretariato Sociale per la Vita, un’associazione che avevo conosciuto anni fa e che aiutava donne in difficoltà per una gravidanza, proprio come me. Per telefono gli raccontai quanto mi stava accadendo: avevo paura, tanta per la mia salute. Mi fecero ragionare quanto basta a convincermi ad accettare una consulenza - gratuita - con uno specialista di loro fiducia. Gli dissi però che sarei andata avanti lo stesso con le procedure per l’aborto. Nel giro di pochi giorni il Segretariato per la Vita organizzò la visita. Non so cosa sia successo ma per una “strana” convergenza nello stesso giorno ebbi la conferma che quella gravidanza doveva andare avanti. Chissà forse Qualcuno lassù la voleva. Prima la mattina dallo specialista, che mi rassicura in ogni modo: andrà tutto bene se sarò sotto controllo. Poi nel pomeriggio durante l’ultima visita prima dell’aborto, l’ostetrica e il ginecologo mi invitano a pensarci bene e sono molto rassicuranti anche loro. Esco dall’ospedale con il cuore finalmente leggero. Chiamo mio marito: non farò più l’aborto. Poi chiamo pure il Segretariato e trovo pronto anche il loro aiuto economico. Com'è andata a finire? Felice di essere ancora una volta mamma.
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