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Un bimbo, “l’errore” più bello della mia vita

Dovevo finire la scuola, i miei si infuriarono. L’ho tenuto lo stesso e sono felice

Mer 08 Gen 2020 | di Patrizia Lupo | Bambini
Foto di 2

Mi sono trovata tutta la famiglia contro quando ho detto che ero rimasta incinta. Ricordo ancora la scena:  mia madre che piangeva in cucina, mio padre arrabbiato che urlava. Lo avevo deluso perché voleva che finissi la scuola, avessi una vita diversa da quella che avevano avuto loro, costretti a lasciare il proprio Paese per avere almeno un futuro. 
Sapevo che non l’avrebbero presa bene, ma non fino a questo punto. Ero dispiaciuta, ma era successo e comunque non volevo fare del male  a nessuno. Quella notte per pensare non ho chiuso occhio, non avevo alternative visto che non volevano aiutarmi,  avrei cancellato tutto con l’aborto e avrei finito. 
Il mio ragazzo mi appoggiava, dovevamo concludere la scuola, non avevamo mezzi e le famiglie contro. Come potevamo pensare di far nascere un bambino? Poi il colloquio con l’assistente sociale che ci aiutò molto. Ci fece ragionare su una decisione così  importante e definitiva: aveva capito che, almeno io, non ero così convinta di  abortire quella creatura. Ci propose dei  colloqui con la psicologa,  per capire cosa volevamo sul serio. Quei momenti di confronto solo per noi, furono davvero importanti, riuscimmo a prendere la “nostra” decisione, poi ci incontrammo ancora con l’assistente sociale per dirle che rinunciavamo all’aborto e volevamo essere aiutati. 
Ci mise subito in contatto con l’associazione Segretariato Sociale per la Vita  perché potevano aiutarci anche economicamente. Mi ricordo che ci accolsero bene, ci sentivamo in un ambiente protetto, soprattutto incoraggiati e capiti. Il loro contributo è stato  importante in quei mesi difficili e non solo per l’aiuto economico, ma perché continuavano i contrasti con i miei genitori e mi sentivo disorientata. Il mio ragazzo poi era più fragile di me. I mesi passarono velocemente tra le visite, la scuola e gli esami. Poi il parto e il dolcissimo Freedom, il bimbo che aveva riportato la pace con i miei familiari. Mentre io crescevo nella consapevolezza di essere diventata ormai mamma, il papà di Freedom però era sempre meno presente, fino poi ad abbandonarci. 
Non ho avuto  tempo per piangere però, perché per mio figlio ho dovuto fare tutto, anche lavori duri. Sono pentita? No, perché lui è “l’errore” più bello della mia vita.

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