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Il potere è rosa

Dal nuoto al tennis, dal judo al golf le italiane ottengono record e medaglie

Lun 28 Set 2009 | di Maurizio Targa | A&S SPORT
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Chiamatelo fattore D oppure pink power, se volete: potere rosa. Sta di fatto che nello sport, almeno nel nostro Paese, le donne hanno superato gli uomini. La stagione agonistica appena conclusa ci ha regalato questa certezza ed i numeri sono lì a dimostrarlo, inconfutabili, come i nomi di cui ha brillato l’estate appena trascorsa. Federica Pellegrini è stata la fidanzata, la figlia e la sorella di tutti, ai mondiali di nuoto romani. Dieci record del mondo abbattuti nella sua carriera la rendono l’atleta italiano spaccaprimati: nessun nostro connazionale ha infranto più barriere nella storia sportiva. Il medagliere dei mondiali acquatici casalinghi è deprimente per i maschi, col solo Valerio Cleri a regalarci uno dei quattro ori conquistati in totale dagli azzurri. Oltre i due della Pellegrini, infatti, l’altro l’ha portato a casa la romana Alessia Filippi. Il resto del medagliere tricolore, ovvero l’argento della coppia Tania Cagnotto - Francesca Dallapè e le 5 medaglie di bronzo sono tutte colorate di rosa. Uomini? Zeru tituli, citando Mourinho. Agosto e settembre 2009, l’estate di Flavia Pennetta, prima tennista italiana nella top ten mondiale grazie alle sue performance agli US Open e a Cincinnati. Per trovare il primo italiano nella classifica assoluta, Andreas Seppi, bisogna scorrere la lista sino alla posizione 49. Volete conoscere lo sportivo azzurro più medagliato di sempre? Donna, ovviamente: è Valentina Vezzali, la “Zorro” tricolore che vanta cinque ori olimpici e dieci titoli mondiali, oltre ad essere stata 11 anni (!) al primo posto nel ranking mondiale del fioretto. Vittorie e gentil sesso, quindi, ma attenzione: le ragazze menano. Chiedete alle avversarie di Giulia Quintavalle, prima donna nel 2008 a vincere un oro olimpico nel judo, guardate Alessandra Sensini, campionessa di windsurf  (argento a Pechino), proprietaria di due spalle formato portaerei, oppure la grinta dell’immortale Josefa Idem, che a 44 anni ancora razzola medaglie e titoli europei con la sua canoa. Pure per cercare un emulo italico di Tiger Woods, leggenda del golf, occorrono lenti rosa. È giovane, romana e pure carina: sia chiama Diana Luna, 26 anni,  ed è stato il primo italiano (nel senso di atleta) a venir convocato per la Solheim Cup, la gara a squadra più importante del mondo, che vede l’Europa fronteggiare i maestri americani.
Competizione in cui ha fatto appieno il suo dovere battendo la statunitense Nicole Castrale e portando all’Europa uno dei 12 punti conquistati dal Vecchio Continente (16-12 per gli USA il risultato finale). Se è vero che alle ultime e già ricordate Olimpiadi di Pechino 2008 il bilancio degli ori è stato pari; quattro vittorie per gli uomini (Tagliariol, Minguzzi, Schwazer, Cammarelle), quattro per le ragazze (Quintavalle, Vezzali, Pellegrini, Cainero), è vero altrettanto che la spedizione italiana in Cina partiva alquanto sbilanciata in favore degli uomini: 215 maschietti contro 131 ragazze. È tornando indietro nel tempo, tuttavia, che si ha la sensazione di come il vento sia cambiato: cinquant’anni fa, alle Olimpiadi di Roma del ’60, per le donne era buio pesto. La squadra italiana contava 241 uomini ed appena 34 ragazze e, dei 13 ori ed 11 argenti “bottino” degli azzurri, nessuno fu conquistato da una donna. A Pechino 2008 l´esercito maschile è dimagrito di parecchio (215 unità), mentre le donne si sono più che quadruplicate (131) e le atlete in gonnella, come detto, hanno pareggiato i successi stravincendo, in proporzione, nei confronti dei maschietti. Insomma, niente quote rosa: se in politica lo spazio alle donne vuol esser garantito per legge, nello sport non c'è bisogno. Perché donna è vincente.


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