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L’estate del cinema tra sala e divano

Disney punta su Onward in sala, gli altri sono ancora prudenti e cercano le piattaforme streaming

Gio 02 Lug 2020 | di Boris Sollazzo | TV/Cinema
Foto di 5

Abbi Fede
Genere:  Dramedy
Regia: Giorgio Pasotti 
Piattaforma: Raiplay
Voto: 4 su 5

Un attore intelligente prima o poi farà il regista, così come un calciatore che ha una visione di gioco diverrà un allenatore. Giorgio Pasotti è uno di loro, uno che non usa solo corpo e voce e memoria, ma che sa attraversare il cinema con passione e acume. Ecco perché per il suo esordio solitario (il primo film l’ha codiretto con Matteo Bini, “Io, Arlecchino”) tira fuori un cult danese di valore, “Le mele di Adamo”, per far da guida e ispirazione a una tragicommedia a tratti irresistibile, solida nelle intenzioni e nelle intuizioni e capace di essere politicamente scorretta e allo stesso tempo ruvidamente dolce. Pasotti in questo viaggio si fa accompagnare come antagonista - il regista è anche protagonista, un prete che forse è più svitato degli appartenenti alla sua comunità di recupero per criminali (un alcolista, un (ex?) terrorista e un neofascista omicida) - da Claudio Amendola, sempre più bravo in questa sua seconda metà della carriera a dare profondità a personaggi oscuri. Il resto è un casting azzeccato, uno sguardo e una mano sicuri e mai banali sulla macchina da presa, la capacità della sceneggiatura di sorprenderti e scuoterti nei momenti giusti. Tanto che in alcuni momenti vorresti persino che si rompessero ancora di più gli schemi. Ma va bene anche così, nel nostro cinema raramente si rischia così tanto.

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In viaggio verso un sogno
Genere: Avventura
Regia: Tyler Nilson, Michael Schwartz
Piattaforma: Sky Primafila Premiere, Apple tv, Chili, Google Play, Infinity, Tim Vision, Rakuten tv, The Film Club e Cg Digital, #iorestoinsala
Voto: 4 su 5

Dio ci conservi quel matto meraviglioso - uno che non sappiamo se è un genio, un cialtrone o entrambe le cose - di Shia LeBeouf. Capace di prendere un film indipendente dal soggetto potentissimo, la sceneggiatura ben congegnata e una regia lucida e lineare e portarlo a incassare 20 milioni di dollari (maggior incasso indipendente USA) e a entrare nell’immaginario collettivo. La chiave è la storia inventata, ma in fondo vera, di Zack Gottsagen, nella realtà attore e ballerino con sindrome di down e nella finzione uno che riesce a raccontare il suo sogno di diventare un eroe del wrestling nonostante i limiti fisici, quel Peanuts Butter Falcon del titolo originale. Un road movie semplice di un traffichino, LeBeouf in gran forma, che annusa un’opportunità e che ha il disincanto per non discriminare nessuno di fronte alla possibilità di inseguire un sogno e un po’ di profitto, e questo ragazzo che a Hollywood potrebbe riscrivere le gerarchie artistiche, perché il talento va anche oltre la disabilità, quando c’è. Ce n’eravamo accorti già con il bellissimo “Yo, También” qualche anno fa, ora ci prova e ci riesce anche la Mecca del Cinema con un’opera underground che mette nel cast anche Dakota Johnson, John Hawkes, Thomas Haden Church e Bruce Dern. Ne esce fuori un lavoro divertente, pieno di ritmo, emozionante che un po’ ricorda l’ultimo bellissimo film di Gabriele Salvatores, “Tutto il mio folle amore”. Perché Shia e Zack sono due outsider e capisci quanto è vero che da vicino proprio nessuno è normale. Da vedere, per ricordarci che nulla è impossibile.

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L’amore a domicilio,
Genere: commedia sentimentale
Regia: Emiliano Corapi
Piattaforma: Amazon Prime
Voto: 3 su 5

Un film delicato e riuscito. Uno di quelli che servono al sistema commerciale e creativo per crescere, perché non si può dividere in modo manicheo il cinema tra capolavori e bidoni. Ci sono prodotto medio-alti, solidamente pop e comunque costruiti con intelligenza e gusto dell’intrattenimento che possono sollevare le sorti di tutto il comparto, alzandone la qualità media. Corapi - il cui fratello ha curato una gradevole colonna sonora - sceglie bene il cast, sfrutta al meglio il talento e la bellezza di Miriam Leone (il primo troppo sottovalutato e lo vediamo in un personaggio al limite della credibilità indossato da lei con grazia, ironia e carisma), la faccia e l’espressività spaesata di Simone Liberati, ottimo nel suo barcamenarsi in qualcosa di più grande di lui e di trovarvi una convenienza che fa pace con le sue piccole ossessioni, una storia lieve, in tutti i sensi, dandole una direzione e una visione. Ne esce così un’opera capace di farti sorridere, affezionare ai personaggi e portarti nel suo mondo bizzarro e scombinato. Ma forse neanche tanto, perché questo amore a domicilio è più normale e vero di tanti altri.

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Georgetown
Genere: DRAMMA 
Regia: Christoph Waltz
Piattaforma: Sky Primafila Premiere, Apple tv, Chili, Google Play, Infinity, Tim Vision, Rakuten tv, The Film Club e Cg Digital
Voto: 2,5 su 5

Genio o cialtrone, ce lo chiediamo di tanti. Politici, imprenditori, Shia LeBeouf e sì, anche alcuni altri suoi colleghi. Pensate a Christoph Waltz, figlio d’arte e ottimo interprete teatrale, ma misconosciuto, passato per le serialità televisive tedesche più popolari (Rex e soprattutto Derrick), vittima di una gioventù precaria e avara di soddisfazioni e in maturità (ri)scoperto da Quentin Tarantino e divenuto un divo del cinema europeo. Istrione, chiacchiera facile e fotogenico, abile nel viaggiare sopra le righe fingendo di non essere un guitto, talento innato, Waltz dopo essersi preso varie rivincite - tra cui due Oscar - si mette dietro la macchina da presa (ma ovviamente anche davanti) e si ritaglia un ruolo e un film a sua misura. Un uomo dalle mille identità, un marito toy boy  amorevole (ma non tanto quanto vorrebbe una moglie 91enne, ma lucida e consapevole) e cinico, un imbroglione che si fa passare per diplomatico raffinato, ma pure truffatore d’alto livello e che sfrutta per la sua ascesa furbastra una Vanessa Redgrave incantevole e straordinaria in scena, tanto da farci rimpiangere che la vanità del cineasta e del protagonista la rileghi a troppe poche pose, così come un’appassionata ed efficace Annette Bening. 

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5 bloods
Genere: bellico
Regia: Spike Lee
Piattaforma: Netflix
Voto: 2 su 5

Spike Lee è uno dei cineasti moderni più importanti del panorama internazionale, grazie a lui - e ricordarlo ai tempi di George Floyd è ancora più decisivo (uno dei suoi personaggi in “Fa la cosa giusta” muore come lo sfortunato afroamericano e la scena era ispirata, ahinoi, a un fatto già realmente accaduto nel 1983) - abbiamo conosciuto l’inferno nero che può essere l’America. Purtroppo, rispetto agli inizi, il nostro è invecchiato e tranne poche eccezioni, come un paio di documentari e il penultimo bellissimo “BlacKkKlansman”, non ha più raggiunto quelle vette. Come in “Miracolo a Sant’Anna”, poi, quando al suo cinema si abbina il contesto bellico, va in saturazione di retorica e non riesce a dare il meglio. Proprio questo succede anche in “5 bloods”, dove un plotone di afroamericani torna in Vietnam decenni dopo per ritrovare il cadavere del proprio leader e riportarlo a casa e già che ci sono anche un tesoro fatto di lingotti e speranze. Per un’ora e mezza la storia non ingrana, pur non mancando un paio di scene da maestro, anche per l’esilità dello script e della storia, poi l’ultima parte sale un po’ di tono, ma non basta per recuperare e arrivare alla sufficienza. Peccato perché forse il giovane Spike ne avrebbe fatto un capolavoro.

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I MAGNIFICI 7 (in s…treaming)

Abbi fede: liberamente ispirato a Le mele di Adamo, politicamente scorretto e tragicomico, mostra l’ottima attitudine alla regia di Giorgio Pasotti e la seconda giovinezza artistica di Amendola.

In viaggio verso un sogno: Shia LeBeouf sa come pochi indossare i ruoli più disparati. Qui è il Virgilio di una storia di sogni che vanno oltre i limiti, le convenzioni e le convinzioni di noi tutti.

L’altra metà: a volte per cambiare il mondo basta un film popolare che racconti una commedia sentimentale per teenager come tante altre. Ma (forse) tra due persone dello stesso sesso.

L’amore a domicilio: Miriam Leone non è solo irresistibilmente bella, ma come una Margot Robbie rossa e italiana, ha anche un talento straordinario che mostra in personaggi potenti e difficili. 

Georgetown: Waltz è un attore, un guitto, un uomo di spettacolo. E per la sua regia decide di raccontare un suo alter ego che giochi su più tavoli, bluffando sempre e vincendo spesso. 

5 bloods: Spike Lee è un grande maestro. Il problema è che da qualche anno, tranne alcune eccezioni, si è seduto sugli allori e sforna film troppo lunghi e sconclusionati. Che peccato.

Onward: potrebbe essere la Disney la prima major a tornare in sala. E di sicuro in questa storia di magia delicata e divertente, l’incantesimo più grande sarebbe quella di farci tornare in tanti in sala.

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