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Ma poi il coccodrillo come fa?Marco Di Buono ci racconta lo Zecchino D’Oro. Attraverso i ricordi, la banda dello Zecchini e RAI Radio Kids. La radio a misura di bambiniGio 26 Nov 2020 | di Angela Iantosca | Attualità
Noi che abbiamo cantato con loro, abbiamo riso e siamo rimasti incollati alla televisione per guardare Topo Gigio, le moine che faceva e quel rossore immaginato sulle sue gote. Noi che siamo cresciuti con Cino Tortorella, le canzoni dello Zecchino D’Oro e con i 33 giri che ci compravano i genitori, ripetendo anche da adulti i ritornelli dei pezzi più famosi e non riuscendo mai a capire davvero il coccodrillo come fa.
Noi che, per la prima volta nella nostra vita, causa Covid, saremo orfani del ‘Sanremo dei bambini’ perché la 63esima edizione dello Zecchino D’Oro, in programma a dicembre, non andrà in onda, almeno non in modo tradizionale... Ma niente panico amici, per colmare questa lacuna, abbiamo pensato di farvi immergere nelle atmosfere dell’Antoniano di Bologna, parlando con chi quel mondo lo conosce molto bene: Marco Di Buono. «Il mio primo ricordo dello Zecchino? Ero piccolo e andavo a scuola e credo di aver partecipato ad uno di quegli spettacoli che il programma organizzava nel corso dell’anno in giro per l’Italia! Ho anche una foto con Cino Tortorella vestito da Mago Zurlì con un sacco di bambini attorno… E poi a casa, come molti in quell’epoca, avevo i 33 giri dello Zecchino: credo che i miei li avessero comprati alle mie sorelle... Mi ricordo ancora come era la custodia, con quella scritta arzigogolata. Mi dispiace non averli più… li abbiamo consumati a furia di sentirli! Diciamo che sicuramente era un programma presente nelle nostre vite, con le canzoni, con il coro e soprattutto con Topo Gigio che pensavo fosse un personaggio inarrivabile…».
E invece poi lo hai incontrato... «Nel 1995, quando ero un po’ più grande, mi chiamarono per un provino come conduttore de “La Banda dello Zecchino” (programma andato in onda su RaiUno dal 1983 al 2002 - ndr). Io allora facevo teatro e d’estate avevo preso la strada dell’animatore di villaggi. Non avevo mai pensato alla televisione. Anche se tutti mi dicevano sempre che mi avrebbero visto bene alla conduzione di un programma per bambini. Insomma, dopo un provino divertente al quale mi sono presentato così come mi vestivo per le serate nei villaggi, con una maglietta verde cangiante - che conservo ancora con grande affetto anche se è oggettivamente brutta! -, fui preso… E cominciai a condurre il programma insieme ad Alessandra Bellini (ve la ricordate quella della pubblicità della Sip?) dall’Antoniano di Bologna, una struttura fantastica dove da più di 30 anni si svolgeva lo Zecchino. Il nostro era un programma a sé, ma all’interno c’erano anche le canzoni cantate dal piccolo coro… e c’era Topo Gigio che faceva le scenette».
Com’è stato il primo incontro con Topo Gigio? «Emozionante! Ricordo ancora quando l’ho visto arrivare… in una valigetta! Eh sì, perché quando cresci vedendo Topo Gigio che parla (allora con la voce di Peppino Mazzullo) e si muove in modo sinuoso, mica ci pensi che è un pupazzo! Quindi, quando me l’hanno presentato era steso dentro una valigetta… ma poi è stato rianimato e la magia si è ricreata! ».
Ma le tue canzoni preferite quali erano? «Quando ero bambino le mie preferite erano “Volevo un gatto nero” e “I 44 gatti”. Quando presentavo la Banda, ricordo che facevo il tifo per “Il Katalicammello” (ride e canta il ritornello – ndr): una canzone che parlava di ambiente, natura… correva l’anno 1997! è stato davvero un periodo bellissimo, perché mi sono trovato a presentare per quattro anni un programma per bambini, una cosa che ha portato ad uno stravolgimento e un cambio incredibile».
Dopo “La Banda dello Zecchino”, “Piccoli ciclisti crescono”, sei arrivato a “Cominciamo Bene Estate” e soprattutto a “La Prova del Cuoco” al fianco di Antonella Clerici. Ma dal 2018, sei tornato a parlare ai più piccoli, attraverso Rai Radio Kids, la radio digitale dedicata ai bambini che si trova sulla piattaforma RaiPlay: come deve essere il linguaggio in radio per i bambini? «La radio in assoluto ha un linguaggio diverso rispetto a quello che si usa in tv, perché ha a disposizione un solo senso, l’udito, e non può giocare sull’immagine. Quindi per prima cosa devi usare le parole per descrivere ciò che fai e ciò che accade… Per quanto riguarda il linguaggio da usare con i bambini, una delle prime cose che mi disse nel 1995 un autore de “La Banda dello Zecchino” fu: “Mi raccomando i bambini non dovete trattarli da bambini, vogliono essere trattati da grandi”. Ed è vero: loro si sentono grandi! Da allora quando gli parlo, in qualsiasi contesto mi trovi e qualsiasi mezzo di comunicazione usi, li tratto alla pari, da adulti. Ovviamente modulando il linguaggio e gli argomenti… Anche se e a volte sono loro a dare delle risposte che spiazzano: dai bambini c’è da imparare molto e c’è uno scambio incredibile. In radio, quindi, non ho cambiato il mio approccio e non ho mai pensato di doverne studiare uno ad hoc. Chiaramente quando parlo faccio più attenzione ai vocaboli, uso quelli più semplici e quando ci sono parole più complesse gliele spiego sempre! Ma l’importante è essere diretto e farli sorridere: i bambini ti insegnano che a loro puoi parlare di tutto, usando un linguaggio semplice e ironico Con questo spirito ho dunque realizzato i diversi programmi radio e ora “Diario Kids Weekend” che per qualche settimana ho dedicato allo Zecchino D’Oro, intervistando i bambini di ieri vincitori di alcune edizioni e raccontando aneddoti curiosi ai bambini di oggi».
Investire su una Radio digitale dedicata ai bambini è una grande scommessa, soprattutto se si pensa a quanto sono tecnologici e iperstimolati i bambini di oggi. «Radio Kids è una grande scommessa riuscita. I bambini ci seguono, mandano messaggi, interagiscono e il lockdown della primavera ha portato un incremento di pubblico».
Lavorare per i bambini ti permette di mantenere vivo il fanciullo che è in te? «Credo di portarmelo dietro da sempre questo fanciullo. Quando parlo ai grandi, nella vita quotidiana, lo metto a tacere un po’, ma quella parte c’è sempre dentro di me. Mi diverto a fare gli scherzi, a fare le voci… lo faccio anche con mia figlia e lei mi guarda storto! Diciamo che Radio Kids, che ora per me è una cosa imprescindibile, mi dà la possibilità di esprimermi, aiuta a mantenermi giovane e a mantenere viva questa parte che mi appartiene… e poi quanto mi diverto! Credo che un po’ di sano ‘bambinismo’ faccia bene a tutti e spesso dovremmo imparare proprio dai più piccoli la leggerezza...».
63° ZECCHINO D’ORO
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