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I ragazzi che fecero l’impresaChe impatto avrà questo anno sulla formazione delle nuove generazioni?Mar 30 Mar 2021 | di Lucrezia L. | Genitori&Figli
“Nessuno nella classe di mio nipote, alle medie, si è lamentato delle finestre aperte”. “Mia figlia alle elementari tiene su la mascherina per sei ore e c’è gente che non riesce a tenersela sul naso per dieci minuti”. “Vedeste come stanno composti i bambini, riescono ad aiutarsi anche senza prestarsi le cose, a giocare ad acchiapparella senza acchiapparsi”. Sui social si leggono tonnellate di testimonianze come queste, che raccontano l’armonia dei più giovani che per qualche mese sono potuti tornare a fare lezioni in presenza e, in molte regioni, al momento in cui scriviamo, sono costretti a tornare alla Dad.
Con grande scorno di noi genitori, ovviamente. Inutile negarlo: la didattica a distanza, soprattutto per i bambini, è veramente un’impresa complessa. E perché negare le difficoltà che può creare ai genitori? Chi ha più di un figlio ha bisogno di due apparecchi informatici in grado di collegarsi contemporaneamente e, nel caso di bimbi davvero piccoli, non è che li si può lasciare da soli davanti a un computer e pensare che facciano la loro lezioni con più o meno attenzione e partecipazione come avrebbero in classe. La logica conseguenza è che servirà un adulto in casa durante la Dad dei bambini.
Ma al di là dei problemi pratici e dell’arrabbiatura dei genitori, mi colpisce il clima che si è instaurato nelle classi quando si era in presenza: bambini costretti a rispettare regole che li isolano e vietano ogni tentativo di socialità. I bambini si responsabilizzano e filano come soldatini. Ma davvero è una buona cosa vedere tutti questi piccoli, pieni di vita ed energie, intruppati militarmente, marciare dentro regole ferree? è un’esigenza certo, ma un minimo di argento vivo la maggior parte dei bambini di solito non riesce a reprimerlo.
E invece è toccata a tutti noi in sorte l’era dei limiti e delle restrizioni. Solo che noi da bambini ne abbiamo combinate di tutti i colori e potevamo giocare a nascondino, ritrovarci e saltarci addosso l’un l’altro. Insomma: ci siamo sfogati e abbiamo imparato l’importanza delle regole, anche trasgredendole.
Che impatto avranno tutti questi limiti sulla formazione delle nuove generazioni?
Sarà per questo chiodo fisso che ho provato una certa soddisfazione mal riposta quando un’amica mi ha raccontato che sua figlia di sette anni stava per ricevere un sette in condotta. Cosa ha combinato per ricevere una sanzione così severa? Pare che abbia scambiato le etichette delle mascherine di due compagni, innescando un “rischio contaminazione”. Lo ammetto: ho sorriso pensando che c’è ancora qualche bambino discolo. Farle capire che ha sbagliato è giusto, ma addirittura un 7 in condotta? Forse la severità della sanzione è un altro effetto collaterale di questa terribile pandemia.
La paura ci indurisce.
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