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Un 3° figlio in pieno lockdown?Tanti problemi e mio marito che non lo voleva… Poi la svolta con le volontarieMer 28 Apr 2021 | di Patrizia Lupo | Bambini
Eravamo già in pieno lockdown quando ho scoperto di essere incinta, non posso descrivere come mi sono sentita. Pioveva sul bagnato, con due bambini piccoli, tanti problemi da affrontare e noi fermi lì ad aspettare che la bufera passasse.
Sapevo che dopo per noi ricominciare non sarebbe stato facile. Mio marito aveva perso il lavoro due anni fa e da allora non aveva più trovato un’occupazione, per questo si adattava a fare di tutto, ma non bastava. Così avevo iniziato anch’io a lavorare, andavo da una signora che aveva bisogno di qualche ora di pulizia. Non era molto ma mi permetteva di seguire casa e figli. Questa gravidanza ci cadeva in testa come una tegola. Temevo che lui mi chiedesse di abortire e non avrei voluto farlo. Così è stato e abbiamo finito per litigare, come ormai succedeva spesso. Dopo è iniziata l’insistenza, non c’era più pace. Capivo le sue preoccupazioni ma non mi arrendevo all’idea di fare un aborto. La tensione però era diventata così forte che non mi restava altro che assecondarlo. Mi sono confidata allora con un’amica per chiederle se poteva aiutarmi. Lei invece mi ha implorato di fermarmi, di pensarci ancora. Conosceva un’Associazione che aiutava mamme in difficoltà come me, il Segretariato Sociale per la Vita, e si è offerta di mettermi in contatto con loro. In una video chiamata ho conosciuto una volontaria che da quel momento mi è stata sempre accanto trasmettendomi la speranza e quel coraggio per andare avanti di cui avevo bisogno. Dentro di me sapevo che non volevo rinunciare a quel figlio, ma non vedevo vie di uscita. Lei mi parlò del Progetto Gemma, un contributo economico che per 18 mesi ci avrebbe permesso di affrontare le spese per il bimbo. Mi disse anche di aiuti statali significativi soprattutto per noi che avremmo avuto tre figli. In vita mia non avevo mai ottenuto niente e restavo un po' perplessa. La mia decisione non l’ho presa subito, ma quando ho sperimentato che avrei potuto fidarmi di loro, presenti e mai invadenti. Come l’avrei comunicata però a mio marito? Sentire che non ero più sola mi ha dato la forza di affrontarlo. Lui poi saputo degli aiuti si è calmato. Abbiamo attraversato una difficile prova, ma l’abbiamo superata e Mattia adesso è qui fra noi ed è una gioia. Di certo non saremmo stati più gli stessi senza di lui. La pandemia non è ancora passata, neanche le difficoltà, ma c’è mio figlio a ricordarmi di non arrendermi e di avere speranza che qualcosa di bello può sempre accadere. |
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