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Il cinema in sala è tornato e si vedeDue registe di gran talento, un genio folle, un cineasta italiano ci racconta i nostri tempi in una commedia claustrofobica e infine un ritorno… da OscarMar 22 Giu 2021 | di Boris Sollazzo | TV/Cinema
Una donna promettente
Regia: Emerald Fennellr Genere: Thriller drama
Voto: 5/5
La Sposa è tornata, ma non è Tarantino a dirigerla. Se Uma Thurman uccideva e mutilava, Carey Mulligan qui ammazza orgoglio e squallori di maschi immaturi e vili, senza versare sangue. Forse. Eppure la storia di entrambe è rutilante, pop, accompagnata da colonne sonore ironiche e al contempo tragiche, con protagoniste di talento e carisma che si prendono quello che il cinema alle donne non dà quasi mai: ruoli contemporaneamente cool e profondi. Emerald Fennell, come attrice ora nota in tutto il mondo per essere Camilla Parker Bowles nella serie “The Crown”, da regista racconta una donna di 30 anni un tempo promettente e ora barista con l’hobby di fingersi ubriaca una volta la settimana per svelare agli uomini che ne approfittano la sua sobrietà, proprio sul più bello. Quasi una commedia, con toni e colori accesi, finché quel ciondolo con un mezzo cuore e dentro scritto Nina ci dice che c’è un abisso dietro quella scanzonata ferocia. Ed è la vendetta che lei consuma settimanalmente, ma che è solo prologo di quella finale – e, intuizione geniale, colpisce anche altre donne, perché nessuno è innocente e di sicuro il maschilismo non è figlio di un solo genere – che trasforma improvvisamente il film in un thriller spietato. Esattamente come le note della colonna sonora che passano da Spice Girls e “Toxic” di Britney Spears (in versione con archi) alla cupezza dei pezzi di Anthony Willis. Il risultato è straordinario, in tutte le sue parti. Perché se una grande regista incontra una grande attrice esce sempre grande cinema. Soprattutto ai tempi del me too.
Mandibules
Regia: Quentin Dupieux
Genere: Commedia
Voto: 4/5
Non è possibile raccontare il cinema di Quentin Dupieux e probabilmente neanche spiegarvi perché sia un genio. Un uomo che racconta storie assurde, di pneumatici assassini (“Rubber”) o di assassini che vestono scamosciato e che per essere i migliori a farlo, appunto, ucciderebbero (“Doppia Pelle”), di palme che diventano pini (“Wrong”). Chissà quali allegorie e raffinate citazioni nasconde Mr. Oizo, pseudonimo con cui è diventato uno dei produttori musicali più importanti di elettrohouse. Nessuna, perché esattamente come dalla Levi’s passò a Flat Eric e infine a diventare una star da milioni di copie, Dupieux racconta storie che, nella loro demenziale e terribile meraviglia, sono finite e perfette senza dover leggere oltre. Semplicemente il nostro ha un immaginario senza confini, finte ipocrisie, malati moralismi e può raccontare, come in questo caso, di due idioti patentati che trovano una mosca gigante e possono e vogliono ammaestrarla per fare il colpo del secolo. Il risultato è un buddy movie allucinante e divertente, che va ben oltre i modelli che potrebbero venire in mente – “Scemo e più scemo” e “Idiots” – per pescare di nuovo nella sua capacità di sperimentare con immagini, parole, suoni, intuizioni folli. Il risultato è appunto “Mandibules”, che è una delle cose migliori che avete visto e vedrete. L’importante è che lo guardiate come lui l’ha girato: senza barriere di alcun tipo e (pre)giudizi.
State a casa
Regia: Roan Johnson
Genere: Commedia
Voto: 4/5
Ci sono registi che finiscono per essere sottovalutati perché amano non prendersi sul serio, non si danno un tono e fanno cinema di genere in cui le cose più importanti e complesse sanno dirle con il sorriso, la risata e persino con le contaminazioni di queste con paura e senso ironico dell’assurdo. In questo caso parliamo di Roan Johnson che di film non ne ha mai sbagliato uno (dalla commedia politica “I primi della lista”, a quella casalinga e giovanile “Fin qui tutto bene”) e neanche di serie (“I delitti del Bar Lume”), eppure ancora tutti aspettano che si consacri. Lui beatamente se ne disinteressa e sfrutta questo understatement per fare il cinema che ama. E questo “State a casa” ne è forse la summa, un’opera che non fa finta che lockdown e Covid non esistano, ma anzi li affronta di petto per tornare, come in “Fin qui tutto bene” a rendere un appartamento una sorta di teatro di posa e di qualche orrore. Il virus però non è quello che conosciamo bene, ma quello di una natura umana predatoria che pone quattro coinquilini nella condizione e nel desiderio di ingannare e fare soldi facili ai danni dell’equivoco padrone di casa. E così una tranquilla storia diventa presto una commedia nera in cui sogni, amori e paure svelano ombre e ambiguità fino a un finale estremo e sconvolgente.
Agente Speciale 117 al servizio della Repubblica – Missione Cairo
Regia: Michel Hazanavicius
Genere: Commedia
Voto: 4/5
Pochi critici e appassionati di cinema, quando “The Artist” fece incetta di Oscar con il proprio regista e il protagonista, cercarono di ricordare a tutti che i due, insieme alla moglie del primo (la meravigliosa Berenice Bejo), in Francia e nei festival avevano raggiunto la notorietà con un’opera esilarante, entusiasmante, squisitamente demenziale. Era “OSS 117: Le Caire, nid d’espions”, passato al Noir in Festival in Italia e che prendeva in giro le spy story alla francese proprio come solo Peter Sellers seppe fare con l’icona James Bond. Dujardin era un Clouseau ancora più guascone e ignorante, razzista e machista, uno che tratta le donne come oggetti e picchia muezzin perché pregano a tarda notte. Una sorta di Checco Zalone delle spie che letteralmente non smetteva di farti ridere un attimo e che lanciò la carriera di entrambi fino alle vette più alte. Ora quei geniacci di I Wonder Pictures, tra i migliori produttori e distributori italiani indipendenti, ritirano fuori questo gioiello e lo riportano dopo 15 anni in sala. Finalmente in Italia. Non perdetelo, è lo Zoolander delle spie. E tutti sappiamo l’enorme bisogno che abbiamo di ridere senza freni.
La vita che verrà
Regia: Phyllida Lloyd
Genere: Dramma
Voto: 3,5/5
Al terzo film, ma con una lunga carriera teatrale alle spalle, Phyllida Lloyd ci sorprende con un lavoro radicalmente diverso dai precedenti. “La vita che verrà – Herself” (che è passato al festival di Roma scorso e doveva andare in sala in Italia dal 25 novembre) non ha la gioiosa vitalità sopra le righe di “Mamma Mia!” né la rigida solennità del ritratto di Margaret Thatcher in “The Iron Lady”, ma in qualche modo pesca in entrambi. Anche così nasce una storia che tra quattro pareti ambienta una doppia tragedia: quella di un matrimonio fallito per la violenza feroce del marito e quella delle abitazioni negate, dell’emergenza casa. Emergenza privata e pubblica implodono e travolgono una donna forte e fragilissima, straordinariamente incarnata da Clare Dunne, da cui il film nasce perché oltre a interpretare la protagonista, è autrice della sceneggiatura che lei stessa ha portato alla cineasta. E non ha sbagliato, perché quest’ultima ha saputo capirla, interpretarla e rispettarla nella sua profondità e leggerezza. “La vita che verrà – Herself” è questo, un’opera rigorosa e potente, senza fronzoli e vezzi registici, ma anche lo sguardo su un’esistenza ostinatamente normale
I MAGNIFICI 7 (in sala, finalmente)Una donna promettente: potrebbe essere la sorella minore de La Sposa di Kill Bill Carey Mulligan in questo film. Ma Emerald Fennell decide di fare altro e di andare oltre: un thriller esistenziale pop eccellente.
Mandibules: da Flat Eric a una mosca gigante, passando per uno pneumatico assassino e un serial killer scamosciato. Non ci avete capito nulla? Meglio, Dupieux è un genio a cui devi arrenderti, sorridendo.
La terra dei figli: il capolavoro di Gipi, una graphic novel davvero potente e altrettanto difficile da portare su grande schermo, ha trovato in Claudio Cupellini uno che ha raccolto una sfida impossibile e l’ha vinta.
Agente Speciale 117 al servizio della Repubblica – Missione Cairo: un film che ha 15 anni, ma in Italia arriva ora. Non perdetelo, è una parodia delle spy story alla francese che rischia di farvi morire dal ridere. Davvero.
State a casa: Roan Johnson è uno dei nostri migliori registi, ma siccome non si dà arie e non è etichettabile, non lo dice nessuno. Forse questo film comincerà a far venire il sospetto a molti di averlo sottovalutato.
La vita che verrà: una donna vittima di violenza, una madre felice, una sfrattata. Claire Dunne scrive una sceneggiatura bella e imprevedibile e ci ricorda che la prigione di un uomo violento non è un ergastolo.
Black Widow: sulla mitica Vedova Nera si cercava di fare un film dal 2004. Questo perché Natasha Romanoff è un personaggio tanto affascinante quanto tetragono e difficile da maneggiare. Appunto.
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