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Se si tolgono le famiglie, si toglie il paese!Gigi De Palo, alla guida del Forum nazionale delle associazioni familiari: “Servono risorse perché le persone tornino a mettere al mondo i figli”Lun 27 Set 2021 | di Irene Trentin | Interviste Esclusive
Quando è nato Giorgio Maria, il quinto figlio con la sindrome di down, gli ha dedicato una lettera bellissima: «Siamo felicissimi - incomprensibilmente per il mondo - è la ciliegina sulla torta per la nostra famiglia». Gigi De Palo, 44 anni, giornalista, scrittore, dopo una presidenza nelle Acli di Roma e un assessorato alla Famiglia della Capitale, guida da sei anni il Forum nazionale delle associazioni familiari, che rappresenta oltre 50 realtà associative. Una personalità che non passa inosservata (fin dall’altezza), da quando ha riempito piazza del Campidoglio con i passeggini vuoti contro l’aumento delle tariffe degli asili nido. Al matrimonio con Anna Chiara, coautrice di due libri sulla loro famiglia, si è presentato col vestito da cerimonia e i sandali, che porta dal 2002 per ricordarsi “di lavorare ogni giorno per la pace”.
Se l’aspettava la presenza di Papa Francesco e del Presidente del Consiglio Mario Draghi agli Stati Generali della Natalità, lo scorso maggio?
«Confesso che è stata una bella sorpresa. È stata l’occasione per una grande riflessione sull’esigenza di attuare politiche familiari e porre il tema all’opinione pubblica. La denatalità è un problema che riguarda non solo la Chiesa e le istituzioni familiari, ma tutto il sistema Paese, le banche, le imprese, lo sport, i sindacati e anche chi i figli non ce li ha o non li ha voluti, perché se non nascono figli crolla tutto un sistema. Se non ci sono politiche familiari, non ci saranno più pensioni né un sistema sanitario gratuito».
Mai si era arrivati a un numero così basso di nuovi nati, dal Dopoguerra.
«Nel 2019, sono nati 420mila bambini, 156mila in meno rispetto al 2008. La pandemia in questo periodo poi ha fatto il resto, al ribasso. Fare figli in Italia è penalizzante, sono la seconda causa d’impoverimento, dopo la perdita del lavoro. E dal terzo figlio in poi, l’incidenza diventa immediata. La nascita di un figlio in Italia è una questione culturale, che deriva però da un problema politico. Le coppie desidererebbero avere più figli, almeno due, anche tre, ma la media è precipitata a 1,24 per famiglia».
Invertire il trend è ancora possibile?
«Non solo possibile, ma necessario. Occorre un Piano Marshall per le famiglie, ritornando a considerare i figli una ricchezza, una risorsa. Siamo consapevoli che occorrono tempi lunghi, perché le politiche per la famiglia non danno frutti immediati, ma sono sicuri. Chiediamo, quindi, che vengano messe al più presto in campo risorse necessarie nel piano, aiutando per prime le famiglie sempre più numerose entrate in povertà assoluta. Le risorse del Recovery fund devono servire anche a far ripartire la natalità».
Durante la pandemia, le famiglie stanno dimostrando di essere una risorsa fondamentale per il Paese.
«La famiglia è la realtà più sussidiaria del Paese. Quando abbiamo incontrato il presidente Mattarella, ci disse che “le famiglie non sono il tessuto connettivo del Paese, sono il Paese”. La pandemia ci ha rivelato quanto siano insostituibili. Durante il lockdown, quando ci si aspettava una rivolta popolare, le famiglie non solo hanno fatto da collante, ma hanno rasserenato e risollevato un Paese, prendendosi cura degli anziani, accudendo i più piccoli, consentendo le lezioni in Dad. Se si tolgono le famiglie, si toglie il Paese. Quindi, lasciateci fare bene il nostro compito di ammortizzatore sociale. È importante che le risorse vengano destinate alle famiglie, non ai servizi».
Cosa chiedete in concreto alla politica?
«Di trovare il coraggio di fare una scelta di fondo: o si concede fiducia alle famiglie e s’interviene, quindi, in termini di sussidiarietà, oppure si continua a nutrire sfiducia e ci si riduce all’assistenzialismo. Noi siamo per una politica che torni a dare fiducia alle famiglie italiane».
Intanto, la battaglia sull’assegno unico universale sembra a un punto di svolta.
«Entrerà nella fase decisiva a gennaio. Una vittoria parziale l’abbiamo portata a casa con la misura ponte, dal primo luglio, recuperando i soldi per un assegno temporaneo, anche se ancora legato all’Isee e alla tipologia di contratto, perché non c’era il tempo per una riforma complessiva. Ma era importante iniziare, dare un segnale in questa direzione. Oltre due milioni di famiglie beneficeranno per la prima volta di un assegno per ogni figlio e anche i lavoratori dipendenti avranno un aumento rispetto agli assegni familiari. Ma l’assegno temporaneo ha una selettività troppo alta, perché decresce troppo rapidamente in base al reddito».
Mentre a regime sarebbe una riforma epocale.
«Reintroduce la giustizia fiscale: si possono utilizzare le detrazioni e gli assegni familiari al momento destinati solo ai lavoratori dipendenti, tutti i diversi bonus destinandoli ad un’unica misura, destinata a tutte le persone che hanno figli. In base alle nostre simulazioni, servono cinque miliardi di euro. Certo, le risorse sono una partita tutta da trovare. Questa però è una legge che ha trovato il consenso trasversale, compreso quello dell’opposizione».
E il quoziente familiare?
«L’altro passo è una riforma fiscale che tenga conto del nucleo familiare. Oggi in Italia si pagano le tasse solo in base al reddito. Significa che se io ho cinque figli, pago le stesse tasse di uno che fa il mio stesso lavoro, ma ne ha uno solo. Non si tiene conto dell’enorme investimento che una famiglia non fa solo per sé, ma per il bene comune, le pensioni future, le imprese del futuro, la crescita economica del Paese. La riforma fiscale deve tener conto dei carichi familiari. Ma è questo il momento di trovare il coraggio, utilizzando le risorse messe a diposizione dal Recovery fund, che saranno poi i nostri figli a dover restituire».
Il Presidente
Gigi De Palo, 44 anni, romano, è presidente nazionale del Forum delle associazioni familiari - vi aderiscono una cinquantina di realtà associative - dal 2015. Da sempre impegnato sui temi delle politiche familiari, è stato presidente delle Acli di Roma e del Forum delle famiglie del Lazio. Ha ricoperto il ruolo di assessore alla Famiglia e alla Scuola del Comune di Roma (dal 2011 al 2013), dove è riuscito a realizzare localmente il Quoziente familiare. Nel 2012, fonda l’associazione “OL3 né indignati né rassegnati”, in seguito all’esperienza della giornata mondiale della Gioventù del 2000 a Roma. Nel 2014, promuove la manifestazione “Iostocoipasseggini”, riempiendo piazza del Campidoglio, contro l’aumento delle tariffe degli asili nido. Formatore e docente della leadership etica per le imprese, è giornalista (Avvenire, Romasette, Vite, Popoli e missione). Ha scritto con la moglie Anna Chiara Gambini “Ci vediamo a casa” (Sperling & Kupler, 2018) e “Adesso viene il bello” (Sperling & Kupler, 2020).
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