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Mamma, sai che con i bitcoin...

Dobbiamo assecondare o tarpare le ali se la passione non è “Amici”?

Ven 22 Ott 2021 | di Lucrezia L. | Genitori&Figli

“Mamma, sai che con i bitcoin si può diventare ricchi?”. Il mio cucciolo ormai cresciutello ci prova quotidianamente a convincermi della bontà di investimenti di cui fatico a ricordare anche i nomi. Lui è ormai una specie di Zio Paperone - scusate per il riferimento arcaico -del web. Studia indici, guarda su YouTube e Instagram video di improbabili guru dei mercati, analizza indici di Borsa e si meraviglia leggendo storie di miracolati da investimenti azzardati.
Ha sempre avuto il pallino degli affari. A scuola ha passato qualche guaio per aver messo su traffici e compravendite di cose innocentissime, ma pur sempre capaci di generare piccoli ricavi. E dove ci sono giri di soldi ci sono pasticci e incomprensioni. Il guaio è che, quando si tratta di questo genere di cose, si mostra sveglissimo e interessato e si immerge davvero nello studio.
In fondo è sempre stato così: mio fratello da bambino ha avuto un momento di sfegatata passione per la chimica, si faceva regalare provette e strane polveri di minerali. I nostri genitori lo assecondavano, visto che era una passione che potenzialmente poteva condurre a lavori rispettabili e magari anche solidi e ben pagati. Ma in realtà più o meno segretamente temevano che finisse con il fabbricare armi chimiche o che facesse saltare in aria la casa, tentando di fabbricare la pietra filosofale.
La differenza sta tutta nel grado di empatia che oggi proviamo verso i nostri figli. La partecipazione degli adulti alla vita dei propri pargoli oggi è totale, ci interessiamo spasmodicamente di ogni loro gesto, in ogni sguardo cerchiamo di cogliere segnali di malessere per poter intervenire tempestivamente a eliminare ogni possibile ostacolo sulla loro strada verso la vita, che vorremmo sempre liscia e spianata, come se potessimo piallare via ogni forma di delusione e sofferenza e prenderli su di noi. E, naturalmente, ci accendiamo di entusiasmo quando li vediamo appassionarsi, sicuri che diventeranno dei geni nel loro campo e realizzeranno tutto ciò che la sorte avversa ci ha negato, perché i nostri genitori non ci davano retta abbastanza.
è proprio quello che ho pensato quando il mio figlio minore ha cominciato a leggere ricette, a compulsare libri sulle materie prime più prelibate e ha imparato a stendere la sfoglia e fare la lasagna. Idem quando l’altro nostro erede ha cominciato a strimpellare il pianoforte, facendo crescere in noi genitori orgogliosi la certezza che sarebbe diventato un novello Beethoven.
Del resto intere generazioni sono cresciute con i sogni televisivi di Saranno Famosi poi scimmiottati dalle varie trasmissioni tipo Amici e poi X-Factor: sfondare nel campo dello spettacolo, suonando, recitando o cantando per arrivare finalmente un giorno a diventare giudici di Amici o X-Factor, che, come si sa, è il punto più alto nella carriera di ogni artista che si rispetti.
Ma che succede se i nostri figli si appassionano non dico alle rapine o altri crimini contro le cose o le persone, ma più banalmente a investire migliaia di euro in valute criptate, le stesse usate dalla malavita per finanziare loschi traffici? Cosa succede se ci chiedono non venti euro per uscire con gli amici o duecento per comprare la prima chitarra, ma mille per investirli in un fondo con sede alle Cayman? è giusto tarpare loro le ali per evitare che un domani si ritrovino a frequentare cattive amicizie, tipo amministratori delegati o top manager, anziché Mara Maionchi?                    

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