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La missione di uccidere ErodePaolo De Andreis, responsabile di ‘Amore’, dopo 30 anni di lavoro sente di essere stato utile al servizio pubblicoSab 01 Lug 2006 | di Giuseppe Stabile | Zona Stabile
Che senso ha lamentarsi delle cose che non vanno senza poi impegnarsi personalmente per tentare di cambiarle? Ad esempio, tutti si lamentano della qualità dell’offerta televisiva in Italia, ma pochi hanno il coraggio e la competenza per realizzare programmi di qualità. In realtà il mondo, anche nell’ambito della Tv, è pieno di persone generose: quello che manca sono veri e concreti testimoni della Verità, che suscitino la partecipazione e l’impegno di chi da solo non riesce ad andare oltre i buoni propositi. Raffaella Carrà ha più volte pubblicamente ringraziato la Rai e la Rete Uno che le hanno permesso di fare il programma Amore, ma ha precisato che il sostegno più forte e concreto le è venuto dal dottor Paolo De Andreis, dirigente responsabile del suo programma. Dunque non potevamo fare a meno di conoscerlo meglio. In uno dei momenti più difficili durante la programmazione di Amore, in mezzo alle polemiche per un leggero calo degli ascolti, lei ha scritto alla Carrà questo messaggio: “Forza Raffaella, per adesso abbiamo ucciso Erode, all’Auditel ci penseremo un’altra volta”. Può spiegarci il significato di queste parole? Credo profondamente che per ognuno è necessario mettere al primo posto l’anima, liberarsi da tutti i condizionamenti che l’imprigionano, impegnarsi a coltivare il proprio rapporto con Dio e collegarsi ad altre persone di qualità, fino ad arrivare insieme a far fronte a tutta la cultura di morte nella quale siamo immersi. Trovo molto significativo il periodo in cui è andato in onda il programma: è iniziato il 25 marzo, giorno nel quale si ricorda l’Annunciazione alla Madonna del concepimento di Gesù e tutte le successive puntate sono andate in onda durante il periodo pasquale, nel quale festeggiamo la definitiva vittoria della Vita sulla Morte. Solo l’Amore risolve ogni male e proprio attraverso il bambino si può far trionfare di nuovo la Vita, in migliaia di sofferenti nel corpo ed altrettanti italiani affamati nell’anima. D’altronde quando si sceglie di stare dalla parte della Vita si è sempre chiamati a fare scelte controcorrente che risultano incomprensibili secondo i calcoli di convenienza a cui siamo abituati. Non si può più aver paura d’essere “segni di contraddizione”. Questa trasmissione, al di là dell’incommensurabile risultato di aver salvato la vita a tanti bambini, ha avuto il merito di rompere il muro dell’omertà dei mass-media di fronte alla sorte di 30.000 bambini che ogni giorno muoiono di fame. Ora la breccia è stata aperta, ma tutto dipende dalla responsabilità individuale di ognuno di noi: tu stai dalla parte di Erode o del bambino che porta la Vita? |
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