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08) Cronaca di un giorno di lavoro

Come soldatini tra i tanti impegni, in un ufficio poco “normale”: si ride

Mer 30 Mar 2011 | di Nadia Demarzo | concorso iPad

Pochi minuti alle nove. Da lontano sento i passi dei colleghi, le loro voci rimbombano tra le mura vuote del lungo corridoio. Un sorriso, un “buongiorno, come va?”, uno sbadiglio per tagliare con lo stato comatoso che solo poco prima ci cullava e poi... ci siamo, impossessatici ognuna del proprio posto, testa china sugli impegni della giornata, con le mani che scorrono sulla tastiera e gli occhi che fanno ogni tanto capolino tra una e-mail e una telefonata. 
Questa la premessa di una dura e lunga giornata di lavoro, mi dico tra me e me. Pochi minuti alle 13,00. Finalmente un obiettivo comune, come piccoli soldatini all’alzabandiera. Un pasto veloce, un caffè, una sigaretta e quattro chiacchiere sul tempo che fa, sul film visto la sera prima ed infine un pensiero al fatto di cronaca del giorno. Al suono della campanella da piccoli soldati a scolaretti che riprendono il proprio posto. 
Cinque minuti per rifare il punto della situazione e poi il silenzio ci riavvolge, rotto solo dal rumore dei tasti, dallo squillo del telefono, dallo squarcio debole e cupo del fax in funzione. Pochi minuti alle 17,00. Uno sguardo all’orologio che ci sovrasta inesorabile come il tempo che passa. Il pensiero volge alle cose da fare usciti da qui: chi correrà per la spesa; chi correrà a riunire la famiglia; chi a raggiungere la propria tana e chiudersi dietro la porta la giornata appena passata. È finita. Da piccoli soldati a piccoli scolaretti, a folla in processione durante la festa del patrono. Questa la cronaca di un giorno normale di lavoro, in un giorno normale, in un ufficio normale. 
Ma il mio non è un ufficio normale. Nel mio ufficio si discute, ma si ride anche tanto; si lavora, ma non mancano i break per una battuta; ognuno pensa ai propri compiti, ma non mancano i momenti in cui ci stringiamo come vecchiette ad un focolare per bisbigliarci un suggerimento o un’opinione.
Tutti vorrebbero stare in un ufficio come il mio. Tutti dovrebbero stare in un ufficio come il mio. La formula non c’è, conta solo la fortuna di incontrare e ritrovarsi con colleghi come i miei. A Valentina, Alberto, Veronica, Stefania, Monia. 


 

 
 
 
 

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