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La scuola deve essere rispetto

Già 50 anni fa proposi la riforma della scuola per non mortificare, ma valorizzare i giovani

Gio 01 Set 2011 | di Padre Angelo Benolli | Italia Solidale

Non è tanto il fatto di essere sacerdote che conta, ma il modo di essere del sacerdote: deve essere rispettoso delle persone più che delle leggi. Come giovane sacerdote ero nella casa dello studente di Rovereto e mi trovavo in contrasto con il sacerdote che era direttore. Era troppo concentrato sull'economia ed era geloso di me che stavo con i ragazzi. Avrebbe voluto che io mi sottoponessi a lui. Questo era assurdo per me. Un giorno ero con i ragazzi a guardare la televisione. Questo sacerdote è arrivato e ha cominciato a sbraitare. Al vederlo così ho fatto una grande risata, non perché fossi contro di lui, ma perché il suo atteggiamento era per me assurdo. Di fronte alla mia risata questo sacerdote è svenuto e nei giorni successivi è rimasto a letto. Da quel momento ho dovuto prendere in mano la situazione e sono rimasto io a dirigere la casa dello studente. Mi sembrava assurdo che gli studenti di un istituto fossero inquadrati in fila, che venissero così condizionati, controllati, ridotti a leggi. Ma che sacerdozio è questo! Con i miei ragazzi parlavo, volevo la loro fiducia. Cercavo nell'insieme di impostare uno sviluppo di vita, un modo naturale di rispetto della vita, che nella libertà portasse anche al rispetto dei lavori comunitari. Devo dire che i ragazzi hanno sentito profondamente questo sviluppo. Non mi hanno mai tradito. C'erano momenti comunitari in cui bisognava rispettare gli orari e non hanno mai fatto tardi, non li ho mai dovuti richiamare su questi aspetti. I ragazzi sentivano molto il valore della loro persona, della loro libertà. Sentivano anche e coglievano profondamente questo indirizzo, che era veramente rispettoso della normalità del vivere, tanto che io ho cominciato l'anno con 14 ragazzi e l'ho finito con 52. Sono stati capaci di aiutarsi tra di loro, facendo comunità e ottenendo risultati migliori che se si fossero fatti aiutare dai professori. Ho terminato l'anno con 51 promossi a giugno. Il secondo anno la situazione migliorava e andava avanti semplice, gioiosa. Non avevo più posto, ma dalle richieste avrei potuto riempire chissà quante case, perché i ragazzi parlavano tra loro e si comunicavano la ricchezza di questa esperienza. I professori della città venivano a informarsi su questo metodo di sviluppo di vita e delle relazioni interpersonali. Il terzo anno ho potuto formare una scuola per la riforma del primo biennio della scuola secondaria: Rovereto è stato il primo centro, nel 1961, in cui si è iniziato a parlare della riforma della scuola secondaria.

 


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